Funghi in agosto, fra montagna e ombrellone

Funghi in agosto, fra montagna e ombrellone
Boletus edulis, presenza fissa delle abetaie sulle Alpi in agosto, a patto che... Scenda la pioggia!
Dalle abetaie alpine alle faggete appenniniche, agosto può trasformarsi nel cuore della stagione micologica, tra porcini, finferli e attesa dei temporali.

Agosto, mese centrale dell’estate, è per molti sinonimo di sole e ferie, ma per chi frequenta boschi e montagne è un mese sospeso: apparentemente statico, ma in realtà capace di nascondere transizioni profonde. È il mese delle due facce, che può regalare silenzi prolungati o straordinarie buttate di funghi, soprattutto in quota. La chiave sta tutta nel bilancio climatico precedente: se la primavera e luglio hanno distribuito piogge regolari senza picchi eccessivi di calore, il suolo conserva un’umidità di fondo che, combinata alle notti fresche di montagna, può rendere agosto sorprendentemente produttivo. Al contrario, dopo ondate di calore prolungate o estati eccessivamente secche, il terreno si inaridisce e il micelio rimane inattivo, in attesa di condizioni più favorevoli. Questa variabilità è particolarmente evidente in Italia, terra di confine climatico tra l’Europa centrale e il Mediterraneo: le Alpi e gli Appennini vivono dinamiche opposte rispetto alle coste e alle pianure, e basta uno scarto di quota o di esposizione per ribaltare completamente lo scenario.

Ad agosto il sottobosco può sembrare silenzioso, ma basta cercare nei versanti più freschi e ombrosi per scoprire sorprese improvvise: come questa giovane famiglia di Boletus edulis, emersa dopo alcuni temporali estivi, sintomo che le crescite stanno per avviarsi!

Le Alpi: foreste fresche e buttate improvvise

Sull’arco alpino, agosto rappresenta spesso il cuore della stagione dei funghi. I boschi di abete rosso, larice e faggio, distribuiti tra i 1.000 e i 2.000 metri di quota, beneficiano in genere delle piogge temporalesche di luglio che hanno rinfrescato e umidificato il suolo. In questi ambienti, soprattutto sui versanti settentrionali e più ombrosi –come le Dolomiti bellunesi, l’Alto Adige, l’alta Valtellina, la Valle d'Aosta– il bosco entra in una fase ideale: le temperature massime restano contenute (20–23 °C in media a 1.500 metri) e le minime notturne scendono sotto i 12 °C, creando il microclima perfetto per la fruttificazione di funghi, in particolare dei ricercati porcini e finferli. Gli anni “buoni” restano nella memoria dei cercatori: l’agosto del 2014, ad esempio, fu uno dei più piovosi sulle Alpi centro-orientali, con accumuli superiori ai 200 mm in alcune valli dolomitiche. In quell’estate, dopo un luglio insolitamente fresco, i boschi esplosero letteralmente di Boletus edulis e Cantharellus cibarius: immagini di ceste colme e pendii dorati di finferli divennero iconiche tra gli appassionati. Al contrario, "agosti" come il 2003, segnati da una persistente ondata di calore che superò i 40 °C in pianura e mantenne valori sopra media anche oltre i 1.500 metri, videro una quasi totale assenza di crescite, con il micelio che rimase in quiescenza fino a metà settembre.

Cantharellus cibarius, il noto galletto o finferlo: ad agosto, sulle Alpi, colonizza le abetaie più fresche tra i 1.000 e i 2.000 metri, formando spesso gruppi numerosi dopo i temporali estivi. La sua comparsa è in genere un ottimo segnale per le future crescite di funghi porcini.

Appennini: fra faggete e temporali

Anche la catena appenninica può vivere agosti generosi, soprattutto nelle zone centrali e settentrionali. Le faggete dell’Appennino tosco-emiliano, della Liguria, dell’Umbria e dell’Abruzzo, tra 1.000 e 1.600 metri, sono ambienti privilegiati: qui le precipitazioni temporalesche estive sono frequenti e la copertura forestale mantiene l’umidità del suolo. Le buttate di porcini estivi (Boletus aestivalis) e di russule pregiate (Russula cyanoxantha, R. virescens) si concentrano nelle radure fresche e sui versanti esposti a nord, spesso in coincidenza con quelle che un tempo chiamavamo, fra appassionati, le "rotture di Ferragosto": brevi passaggi perturbati che interrompono il dominio anticiclonico e rinfrescano l’aria. Più complesso invece lo scenario sugli Appennini meridionali, come il Pollino o la Sila: qui l’estate è più calda e secca, ma le conifere di quota (abete bianco, pino laricio) e i boschi ripariali possono comunque ospitare fruttificazioni isolate, soprattutto verso fine mese, quando le prime correnti balcaniche portano rovesci sparsi. Anche in queste aree, gli anni anomali fanno storia: nel 2022, ad esempio, un agosto insolitamente piovoso portò una crescita abbondante di funghi, porcini compresi, già dal 10 del mese nelle faggete e abetaie dei rillievi calabresi.

Colline e coste: l’estate che tace… Ma non sempre!

Nelle zone collinari e costiere, agosto viene tradizionalmente percepito come il mese più povero per i funghi, complice il dominio dell’anticiclone africano che mantiene a lungo temperature elevate e suoli aridi. Tuttavia, questa immagine non è sempre fedele alla realtà: se luglio non è stato eccessivamente asciutto, e soprattutto se è stato intervallato da qualche pioggia temporalesca capace di mantenere una minima riserva di umidità nei terreni, anche agosto può sorprendere. In questi contesti, basta un temporale ben assestato, seguito da alcuni giorni di caldo non eccessivo, per reinnescare una fruttificazione inattesa, seppur localizzata In collina, ad esempio, specie termofile come l’ovolo buono (Amanita caesarea) trovano proprio in agosto condizioni favorevoli: calore marcato, suoli non saturi d’acqua ma neppure desertificati, alternanza di sole e piogge brevi. È un fungo che non ama stagioni troppo piovose e che predilige terreni ben drenati, ragione per cui agosto può diventare, in certe annate, un mese eccellente per incontrarlo, specie nei querceti e nei castagneti collinari del Centro e del Sud Italia. Allo stesso modo, diverse specie di boleti “estivi” (Boletus aestivalis, B. aereus, ma anche lo splendido Butyriboletus regius) possono comparire dopo piogge tempestive, sfruttando l’inerzia termica accumulata nei suoli caldi.

Butyriboletus regius (sin. Boletus regius), è uno dei boleti termofili più diffusi nei boschi appenninici: fruttifica in piena estate, dopo temporali ben distribuiti, in faggete e castagnet.

Nei litorali boscosi o nelle prime colline mediterranee, inoltre, agosto offre talvolta buttate lampo di Boletaceae e di alcune Russula commestibili, che in questi ambienti possono fruttificare anche più volte in stagione. Tuttavia, va sottolineato che queste fioriture improvvise non sempre preludono a un autunno ricco: al contrario, possono talvolta “anticipare” parte della spinta miceliale, lasciando i boschi più silenti nelle settimane successive. Gli esempi storici confermano questa doppia faccia: nell’agosto 1996, un’ondata perturbata che interessò l’Adriatico centrale dopo settimane di caldo moderato portò a una sorprendente crescita di Amanita caesarea e boleti nelle colline marchigiane e abruzzesi; al contrario, agosti caldissimi come quello del 2003 hanno sancito lunghi periodi di inattività micologica, con il primo segnale di vita rimandato a fine settembre. In definitiva, anche nelle aree di bassa quota, agosto resta un mese da monitorare con attenzione, perché una singola pioggia ben cadenzata può trasformare la stagione e regalare frutti inaspettati proprio quando il bosco sembra addormentato.

Funghi e biodiversità estiva

Agosto non è soltanto il mese dei funghi commestibili più ricercati, come porcini e finferli. In questo periodo, soprattutto nelle zone alpine e appenniniche più fresche, il sottobosco offre una straordinaria varietà di specie, molte delle quali di grande interesse micologico: cortinari dai colori rari, russule dai toni vivaci, amanite che, pur non commestibili o velenose, arricchiscono il mosaico ecologico della foresta. Questa diversità invita non soltanto alla raccolta, ma all’osservazione attenta: ogni specie, anche la meno conosciuta, svolge un ruolo fondamentale nei cicli naturali, dal riciclo della sostanza organica alle complesse simbiosi con alberi e arbusti. Avvicinarsi a questo patrimonio richiede rispetto e consapevolezza; non tutto ciò che spunta dal suolo è destinato alla tavola: molte specie rare meritano di essere lasciate al loro posto, fotografate e studiate piuttosto che raccolte. Un comportamento prudente protegge non solo la propria sicurezza – evitando confusioni pericolose con specie tossiche – ma anche l’equilibrio delicato del bosco, che vive di interazioni complesse e invisibili. Agosto, in questo senso, è un mese privilegiato per educarsi alla biodiversità: l’occasione per guardare al bosco non solo come fonte di raccolta, ma come ecosistema da comprendere e preservare.

Amanita muscaria, specie iconica del bosco alpino ad agosto, simbolo della biodiversità fungina, ma anche specie tossica, da osservare con rispetto e non distaccare dal suolo.

Le anomalie climatiche “estreme”

Agosto è anche il mese in cui il Mediterraneo raggiunge il massimo accumulo di calore: le acque superficiali, in condizioni normali sui 26–28 °C, possono superare questi valori in annate particolarmente stabili, dando luogo a ondate di calore marino. Questi fenomeni prolungano le fasi anticicloniche e amplificano il caldo percepito, ma caricano di energia le perturbazioni che penetrano sul bacino. Quando masse d’aria più fresche incontrano un mare così caldo, l’atmosfera diventa altamente instabile: nascono temporali violenti, trombe marine e grandinate improvvise. Per il bosco e i funghi, questo scenario è ambivalente: piogge intense ma concentrate non bastano a ricaricare i suoli, mentre precipitazioni più distribuite e seguite da notti fresche possono riattivare la fruttificazione. L’aumento della variabilità rende la stagione micologica di agosto difficile da prevedere: periodi di silenzio e buttate eccezionali possono alternarsi nello stesso mese, imponendo al cercatore un’osservazione costante dei segnali ambientali.

Ombrellone? No, grazie...

Ad agosto, sulle Alpi e nelle fasce appenniniche più fresche, è pertanto piena stagione di funghi: abetaie e faggete tra i mille e i duemila metri offrono porcini e finferli in quantità, spesso con crescite pari o superiori a quelle autunnali. Non è un mese morto, ma il cuore dell’estate micologica: chi conosce versanti e microclimi sa che questo è il momento migliore per salire in quota, seguendo i temporali di luglio e le notti fresche che ricaricano i suoli. Più in basso, nelle colline e nei querceti mediterranei, emergono invece i funghi termofili come l’ovolo buono o svariate Boletaceae, pronti a sfruttare calore e piogge ben distribuite. Agosto è il mese in cui il bosco dà il meglio a chi lo sa leggere: l’estate è al culmine, ma la stagione dei funghi è già nel vivo.

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