Funghi: ecco come si nutrono!

Funghi: ecco come si nutrono!
Cantharellus cibarius, il noto finferlo o galletto, un ottimo fungo commestibile, simbionte.
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In questo articolo di base esploreremo in modo sintetico i principali aspetti della nutrizione dei funghi. Ogni strategia nutrizionale sarà approfondita in successivi contributi sul blog.

La nutrizione nei funghi è un processo essenziale, spesso ignorato, ma cruciale per la loro sopravvivenza, crescita e ruolo negli ecosistemi. Quando parliamo di “funghi”, ci riferiamo in realtà ai loro sporofori o corpi fruttiferi, ovvero alla parte visibile che emerge dal terreno. Ma la vera “pianta del fungo” è il micelio, un intreccio di filamenti sotterranei o nascosti nel legno, ed è proprio qui che avviene l’assorbimento dei nutrienti. A differenza delle piante, i funghi non fotosintetizzano: sono organismi eterotrofi, cioè non producono da sé le sostanze nutritive, ma le assorbono dall’ambiente esterno, sotto forma di composti organici già elaborati da altri esseri viventi. Per farlo, secernono enzimi in grado di degradare la materia organica complessa, trasformandola in molecole semplici assorbibili. Tra queste sostanze ci sono carboidrati semplici, proteine, acidi grassi, oltre a minerali essenziali come azoto, fosforo, potassio e acqua. Questi elementi sono fondamentali per la formazione di nuove cellule, la crescita del micelio e, quando le condizioni lo permettono, per la comparsa dei primi sporofori. Questo processo non è solo vitale per il singolo fungo: è anche alla base di importanti equilibri ecologici. Alcuni funghi decompongono il legno e la lettiera forestale, restituendo al suolo nutrienti preziosi (funghi saprotrofi); altri vivono in simbiosi con piante e alberi, facilitando lo scambio di sostanze nutritive tra suolo e radici (funghi micorrizici); altri ancora vivino a spese di altri organismi viventi (funghi parassiti).

I funghi si sviluppano prevalentemente in ambienti ricchi di sostanza organica, dove trovano le condizioni ideali per nutrirsi e prosperare. In base alla loro strategia nutrizionale, è possibile suddividerli — in modo semplificato ma utile alla comprensione — in tre grandi categorie: simbionti, saprotrofi e parassiti.

  • I funghi simbionti (come Boletus, Amanita, Cantharellus) instaurano rapporti di mutuo scambio con le radici di alberi e piante, fornendo loro nutrienti minerali e ricevendo in cambio zuccheri elaborati tramite fotosintesi.
  • I saprotrofi si nutrono di materiale organico privo di vita, come foglie, rami, tronchi in decomposizione, contribuendo attivamente al ciclo del carbonio e alla fertilità dei suoli.
  • I parassiti, invece, colonizzano organismi viventi, traendone nutrimento a scapito dell’ospite, che può subire danni anche gravi (è il caso dei funghi dannosi per le piante, gli alberi e anche gli animali).

I confini tra queste categorie "di comodo" sono spesso meno netti di quanto si creda. Molte specie fungine mostrano plasticità ecologica, ovvero la capacità di modificare il proprio comportamento in risposta alle condizioni ambientali. Alcuni funghi, ad esempio, possono agire inizialmente come parassiti, per poi nutrirsi della stessa pianta una volta morta, diventando saprotrofi opportunisti. Altri, pur vivendo in simbiosi con alberi specifici, modulano la loro attività in base alla qualità e quantità della sostanza organica disponibile nel suolo, rispondendo a particolari essenze arboree o a variazioni microclimatiche locali. Questo dinamismo rende la micologia ecologica una scienza affascinante e complessa, in cui i funghi si rivelano capaci di adattarsi e cambiare strategia per garantire la propria sopravvivenza e, spesso, quella dell’intero ecosistema.

Funghi saprotrofi

I funghi saprotrofi si nutrono di materia organica morta o in decomposizione, svolgendo un ruolo fondamentale negli equilibri degli ecosistemi. Sono infatti i principali decompositori del mondo naturale: attaccano foglie cadute, rami secchi, tronchi marcescenti, residui vegetali e persino detriti di origine animale, trasformandoli in composti più semplici. Attraverso questo processo, liberano nutrienti preziosi — come azoto, fosforo, potassio e carbonio — che vengono restituiti al suolo e resi nuovamente disponibili per piante, alberi e altri organismi. Senza i funghi saprotrofi, la materia morta si accumulerebbe inesorabilmente, bloccando il naturale ciclo della vita. È grazie a loro se il terreno rimane fertile, dinamico e capace di sostenere nuove forme di vita. Tra i saprotrofi più noti ci sono alcune specie coltivate, come il celebre champignon (Agaricus bisporus), coltivato da secoli per il consumo alimentare, o il gelone (Pleurotus ostreatus), apprezzato per la sua capacità di crescere su substrati poveri come paglia o tronchi. Ma anche in natura, i saprotrofi sono ben rappresentati: uno degli esempi più iconici è la mazza da tamburo (Macrolepiota procera), che cresce a gruppi su prati, radure e margini boschivi, nutrendosi dei residui organici presenti nel suolo.

Un fungo saprotrofo (Marasmius cf.quercophilus); il suo micelio si "nutre" della foglia morta.

Funghi parassiti

A differenza dei saprotrofi, i funghi parassiti si nutrono di organismi viventi, traendo da essi le sostanze necessarie alla sopravvivenza e spesso causandone un indebolimento o la morte. Possono infettare piante, animali e persino altri funghi, con strategie a volte estremamente specializzate. Alcuni colpiscono solo specie ben precise, altri hanno una gamma di ospiti più ampia. Nonostante i danni che possono arrecare, i funghi parassiti svolgono un ruolo ecologico rilevante, contribuendo a regolare le popolazioni, limitare eccessi e favorire la selezione naturale. Sembra paradossale, ma anche nel parassitismo, la natura trova un equilibrio ecologico straordinario.

Fomes inzengae, foto di Nicolò Oppicelli
Fomes inzengae, un parassita lignivoro; indebolisce e può causare la morte di alcuni alberi.

Funghi simbionti

I funghi simbionti vivono in stretta relazione con altri organismi, in un rapporto di mutuo beneficio. La forma più conosciuta di questa collaborazione è la micorriza, un’associazione tra funghi e radici delle piante. In questo scambio, silenzioso ma vitale, il fungo aiuta la pianta ad assorbire nutrienti difficili da raggiungere, come fosforo e azoto, migliorando anche l’accesso all’acqua. In cambio, riceve zuccheri e carboidrati prodotti dalla pianta attraverso la fotosintesi. Questa cooperazione migliora la crescita, la resistenza allo stress e la salute generale della pianta, ma non solo: crea una rete sotterranea complessa, che mette in comunicazione molte specie vegetali, favorendo stabilità ecologica e biodiversità. In un bosco sano, il lavoro dei funghi simbionti è costante, invisibile, ma assolutamente indispensabile. Fra i funghi simbionti più conosciuti, troviamo anche le ricercatissime quattro specie di porcini presenti in Italia.

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Grazie alla loro elevata capacità assorbitiva, i funghi captano sostanze nutrienti inorganiche e/o organiche dal terreno, fornendole alla pianta simbionte sotto forma di sostanze minerali e acqua, ricevendo, in cambio, composti organici del carbonio derivati dalla fotosintesi clorofilliana, come, ad esempio, il glucosio.
Boletus edulis, specie simbionte sia di conifere, sia di latifoglie, sia di arbusti di Ericaceae.