Processionarie: pericolosi lepidotteri della primavera

Fra inverno e primavera, sia per chi si avventura nei parchi cittadini, sia per gli appassionati di escursionismo all’aria aperta e ricerca di funghi, c’è un nemico silenzioso da tenere d’occhio: la processionaria. Questo piccolo lepidottero, all’apparenza innocuo, nasconde insidie che possono mettere in pericolo non solo la salute degli alberi, ma anche quella delle persone e degli animali. Quando si passeggia tra pini e querce, è facile notare nidi sericei sui rami o file ordinate di larve che si muovono a terra in cerca di un luogo adatto per la metamorfosi. Tuttavia, pochi sanno che dietro questo comportamento ordinato si cela una minaccia significativa, amplificata dai cambiamenti climatici e dalla scarsa consapevolezza del problema. Per capire meglio questa problematica, esploriamo in profondità le sue caratteristiche, i rischi connessi e le possibili strategie di gestione.
Chi è la processionaria?
Dietro il nome popolare di "processionaria" si cela un gruppo di insetti appartenenti al genere Thaumetopoea, noti per il loro comportamento unico e per gli effetti significativi che hanno sull’ambiente e sulla salute. In Europa, le specie più comuni sono Thaumetopoea pityocampa, denominata processionaria del pino, e Thaumetopoea processionea, nota come processionaria della quercia. Il nome "processionaria" deriva dalla caratteristica abitudine delle larve di muoversi in fila indiana, imitando il passo regolare di una processione religiosa. Questo comportamento, evidente soprattutto quando le larve abbandonano l’albero ospite alla ricerca di un luogo adatto per interrarsi e completare la metamorfosi, è una delle peculiarità più distintive di queste specie. Durante il loro sviluppo, le larve costruiscono nidi sericei visibili sugli alberi, utilizzando filamenti di seta secreti dalle loro stesse ghiandole. Questi nidi, che offrono protezione dalle intemperie e dai predatori, rappresentano un segno inconfondibile della presenza della processionaria e si trovano comunemente sui rami delle conifere nel caso della processionaria del pino, o lungo i tronchi delle querce nel caso della processionaria della quercia.

La processionaria del pino, Thaumetopoea pityocampa, è diffusa nelle regioni mediterranee, dove predilige "annidiarsi" su alberi come il pino silvestre, il pino nero e il pino domestico, pur non disdegnando i cedri in alcune condizioni. La sua diffusione è strettamente legata al clima: temperature miti e stagioni calde favoriscono lo sviluppo e la sopravvivenza delle larve. Negli ultimi decenni, con il progressivo riscaldamento globale, il suo areale si è ampliato, estendendosi verso latitudini più settentrionali e altitudini maggiori, conquistando zone prima inaccessibili. Il suo ciclo biologico è piuttosto articolato, e comprende una fase larvale, durante la quale le larve si nutrono delle foglie degli alberi, danneggiandole sensibilmente; completata la fase larvale, le processionarie si spostano al suolo, dove si interrano per la metamorfosi. Da queste pupe emergono le falene adulte, il cui scopo principale è la riproduzione.

La processionaria della quercia o Thaumetopoea processionea, si trova principalmente nelle aree temperate e settentrionali d’Europa, dove si sviluppa in ambienti dominati da querce, tra cui la farnia (Quercus robur) e il rovere (Quercus petraea). Pur condividendo molte caratteristiche con la sua parente che attacca le conifere, questa specie differisce per alcune particolarità ecologiche e comportamentali. I suoi nidi sericei sono generalmente costruiti lungo i tronchi degli alberi, rendendoli meno visibili rispetto a quelli tra i rami delle conifere. Inoltre, la processionaria della quercia è in grado di tollerare climi più freschi rispetto alla processionaria del pino, sebbene anch’essa stia ampliando il proprio areale a causa delle condizioni climatiche in evoluzione.

Come sono fatte
L’aspetto fisico delle larve delle processionarie è altrettanto caratteristico. Misurano circa 2-3 cm, hanno un corpo di colore bruno-grigiastro con bande dorsali più scure e sono ricoperte di peli urticanti, sottili e traslucidi, difficili da vedere a occhio nudo; questi peli sono i responsabili delle irritazioni cutanee e respiratorie. Un altro segnale evidente della presenza della processionaria sono i nidi sericei, visibili soprattutto in inverno e all’inizio della primavera; hanno un aspetto ovattato, inizialmente biancastro, ma con il tempo possono scurirsi per la presenza di detriti ed escrementi. Le falene adulte sono di colore grigiastro o bruno chiaro, presentano ali anteriori striate e un’apertura alare di 3-4 cm. Questi insetti sono attivi nelle notti estive, periodo in cui si accoppiano e depongono le uova sui rami degli alberi intaccati. Anche le uova, pur meno visibili, possono essere individuate: sono disposte in gruppi compatti e appaiono come piccoli ammassi biancastri o grigiastri, protetti da uno strato di scaglie.
Silenziose, ma pericolose!
Le larve della processionaria si nutrono voracemente delle foglie delle piante ospiti, causando estese defogliazioni che compromettono la capacità degli alberi di effettuare la fotosintesi. Questo processo indebolisce gravemente gli alberi, rendendoli vulnerabili a malattie e a ulteriori attacchi da parte di parassiti secondari, come il temibile bostrico. Nei casi più gravi, questi danni possono portare al declino irreversibile della pianta, compromettendo interi ecosistemi. Tuttavia, l’impatto della processionaria non si limita al danno ambientale. I peli urticanti presenti sulle larve costituiscono una minaccia per la salute umana e per quella animale. Microscopici e leggeri, questi peli possono essere rilasciati nell’aria o trasportati dal vento. Essi contengono taumetopeina, una proteina altamente irritante che provoca dermatiti, congiuntiviti e gravi irritazioni alle vie respiratorie. Nei soggetti più sensibili, l’esposizione può degenerare in reazioni allergiche acute, come crisi asmatiche o edemi severi, rendendo necessaria un'attenzione particolare durante la frequentazione di aree infestate. Il rischio è particolarmente elevato non solo per i cercatori di funghi, in particolare per coloro che nella stagione primaverile vanno alla ricerca del fungo dormiente o Hygrophorus marzuolus, ma anche per i compagni a quattro zampe, specialmente per i cani da tartufo. Gli animali domestici sono altamente esposti al pericolo poiché, durante le loro attività all’aperto, possono annusare o ingerire le larve. Questo contatto diretto con i peli urticanti può provocare gravi infiammazioni alle mucose, necrosi della lingua e della bocca e, nei casi più estremi, problemi respiratori e infezioni potenzialmente fatali.

Come comportarsi
Se si entra in contatto diretto con i peli urticanti, è fondamentale agire rapidamente per limitare i danni. Per le persone, è importante lavare subito la pelle con acqua tiepida e sapone neutro, eliminando ogni residuo di peli. È essenziale evitare di grattare o strofinare la zona, per non aggravare l’irritazione. L’applicazione di una crema lenitiva o antistaminica aiuta a ridurre il prurito e l’infiammazione, mentre nei casi più gravi potrebbe essere necessario ricorrere a farmaci corticosteroidi prescritti da un medico. Se i peli urticanti sono stati inalati, è indispensabile consultare immediatamente un medico, specialmente in presenza di difficoltà respiratorie. Per quanto riguarda gli animali, come i cani, è necessario ispezionare con cura il muso, la lingua e le zampe per individuare la presenza di peli urticanti. È fondamentale non toccare le larve a mani nude per evitare il contatto con i peli urticanti. Lavare delicatamente le aree interessate con acqua tiepida, senza strofinare, può contribuire a ridurre l’irritazione. Qualora si notino sintomi come salivazione eccessiva, gonfiore della lingua o difficoltà respiratorie, è obbligatorio contattare subito un veterinario. Il trattamento può includere l’uso di cortisone, antistaminici o antibiotici per prevenire complicazioni o infezioni. In ogni caso, la prevenzione è fondamentale: evitare di avvicinarsi ai nidi o alle larve durante le escursioni, tenere gli animali al guinzaglio e indossare abiti protettivi quando si frequentano aree note per la presenza di processionaria.
E se avvisto i nidi?
In Italia, la lotta contro la processionaria è obbligatoria nelle aree in cui la sua presenza minaccia seriamente la salute pubblica o la sopravvivenza degli alberi, come stabilito dal Decreto Ministeriale del 30 ottobre 2007. Se si individua un nido di processionaria in spazi pubblici (parchi, giardini, viali alberati), bisognerebbe contattare l'ufficio preposto nella sede comunale interessata. Se il nido si trova su una proprietà privata, è responsabilità del proprietario intervenire. In tal caso, andrebbe informato il proprietario dell’albero infestato, che è obbligato a contattare professionisti specializzati nella disinfestazione. La mancata rimozione dei nidi, come stabilito dal D.M. del 30 ottobre 2007, può comportare sanzioni amministrative con multe che variano da 250 a 1.500 euro.
