Primavera 2025: gli effetti dell’inverno mite sulla stagione dei funghi

Primavera 2025: gli effetti dell’inverno mite sulla stagione dei funghi
Verpa bohemica, una fra le prime specie fungine a spuntare a ridosso della stagione primaverile.

La primavera è la stagione della rinascita, il momento in cui il bosco si risveglia dal torpore invernale e riprende il suo ciclo vitale con nuova energia. Per i Funghi, questo periodo segna l’inizio di una fase fondamentale, con specie tipicamente primaverili – come le spugnole, i dormienti o i ricercati prugnoli – che emergono grazie ai primi tepori della stagione, mentre altre, più legate all’estate, si preparano a sfruttare le prime piogge, come i primi porcini dell'anno, Boletus aestivalis e Boletus pinophilus. Tuttavia, il loro sviluppo non dipende solo dal calendario, ma da un insieme complesso di fattori climatici, dall’alternanza tra caldo e freddo all’umidità accumulata nel suolo. Il 2025 si è aperto con un inverno anomalo, caratterizzato da temperature superiori alla norma e un numero ridotto di giornate fredde. Senza le consuete fasi di gelo prolungato e con piogge distribuite in modo irregolare, il ciclo naturale della fruttificazione fungina potrebbe subire alterazioni significative nei mesi primaverili ed estivi. Il rischio è che alcune specie emergano in anticipo, mentre altre, che necessitano di un periodo di freddo per avviare il loro sviluppo, possano risultare penalizzate.

Un inverno "poco invernale"

Stando ai dati raccolti dalle nostre stazioni di 3BMeteo in tutta Italia, l’inverno 2025 si è distinto per temperature insolitamente elevate su tutto il territorio nazionale. Rispetto alle medie storiche, gennaio e febbraio hanno registrato anomalie termiche comprese tra i 2 e i 4°C, con punte superiori in alcune aree del Centro-Sud. Questo ha determinato un inverno poco incisivo, senza fasi di freddo prolungato e con numerose giornate caratterizzate da condizioni quasi primaverili. Le poche incursioni di aria fredda non sono state sufficienti a contrastare la generale mitezza stagionale, lasciando il suolo più caldo del normale e riducendo il naturale processo di raffreddamento che solitamente caratterizza questa parte dell’anno. L’assenza di gelate prolungate ha inoltre alterato gli equilibri del suolo nelle zone collinari e nei fondovalle. Durante un inverno ordinario, le temperature sottozero favoriscono il processo di vernalizzazione del suolo, regolando il ciclo di crescita di molte piante e influenzando l’attività biologica di numerosi organismi, compresi i Funghi. Quest’anno, il minor numero di giornate con temperature rigide potrebbe aver creato un ambiente meno favorevole per quei processi naturali che dipendono dall’alternanza tra freddo e disgelo. Inoltre, le precipitazioni liquide hanno prevalso su quelle nevose, lasciando i terreni spesso saturi d’acqua, ma privi di un vero accumulo di freddo nel sottosuolo. Nelle aree montane, la quantità di neve accumulata durante l’inverno svolge un ruolo fondamentale nella regolazione idrica dell’ecosistema. L’accumulo nevoso rappresenta una riserva d’acqua fondamentale per i mesi primaverili ed estivi, quando il disgelo garantisce un rilascio graduale di umidità nel suolo. Quest’anno, le nevicate sono state particolarmente scarse e disomogenee: l’alternanza tra periodi miti e brevi irruzioni fredde ha impedito la formazione di un manto nevoso stabile e persistente, con il rischio di una riduzione della disponibilità idrica per la vegetazione nei mesi successivi.

Funghi dormienti, Hygrophorus marzuolus, in Appennino; ritrovamenti del mese di Febbraio.

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Il minor apporto di neve potrebbe tradursi in una carenza di acqua per alberi e arbusti delle quote più elevate, influenzando la loro capacità di affrontare la stagione calda. Senza un adeguato rifornimento idrico, molte piante potrebbero mostrare segni di sofferenza già dalla tarda primavera, con effetti sulla produzione di foglie, fiori e frutti. Il suolo stesso, senza un rilascio graduale di umidità derivante dalla fusione della neve, potrebbe perdere rapidamente la sua capacità di trattenere l’acqua, esponendo le foreste a un rischio maggiore di stress idrico.

Queste condizioni potrebbero anche favorire un precoce disseccamento della lettiera forestale, accelerando il processo di decomposizione della materia organica. In un contesto di temperature sopra la media, questo potrebbe tradursi in una riduzione dell’umidità disponibile per gli organismi che dipendono da un suolo fresco e costantemente idratato. L’interazione tra questi fattori determinerà l’andamento della stagione primaverile ed estiva nelle zone montane, con potenziali ripercussioni su tutto l’ecosistema forestale.

L'inverno mite e le ipotesi previsionali

L’inverno 2025, caratterizzato da temperature sopra la media e dalla quasi totale assenza di gelate persistenti, ha determinato un clima anomalo che potrebbe influenzare profondamente l’andamento della stagione fungina nei prossimi mesi. L’assenza di un raffreddamento significativo del suolo e la continuità di temperature miti hanno già mostrato i primi effetti: in alcune zone si sono registrate fruttificazioni anticipate di funghi primaverili, con specie tipiche di marzo e aprile già comparse alla fine di febbraio. Questa tendenza potrebbe tradursi in una stagione fungina più lunga, almeno nelle fasi iniziali, con una produzione precoce rispetto alla norma. Tuttavia, il rischio di un rapido innalzamento delle temperature nei mesi successivi potrebbe comportare una chiusura prematura della fruttificazione. Se il caldo dovesse arrivare con intensità e scarsa piovosità, il suolo perderebbe rapidamente l’umidità necessaria, interrompendo il ciclo di crescita prima del previsto. L’assenza di un inverno rigido potrebbe aver mantenuto il micelio attivo per un periodo più prolungato rispetto agli anni precedenti. In condizioni normali, il freddo invernale induce una sorta di “pausa biologica” nel micelio, che permette il ripristino delle riserve nutritive nel substrato. Quest’anno, invece, senza un vero arresto, il micelio potrebbe aver continuato la sua attività, con due possibili conseguenze opposte: da un lato, una maggiore produzione nei primi mesi primaverili, dall’altro un esaurimento precoce delle risorse disponibili nel suolo, con un calo della fruttificazione nei mesi successivi.

Spugnola gialla, Morchella esculenta, foto di Nicolò Oppicelli, micologo
Morchella esculenta, spugnola gialla, fra le specie primaverili più ricercate ed apprezzate.

L’andamento della stagione -senza un cambio repentino di rotta- pertanto potrebbe non essere uniforme per tutte le specie fungine. Alcune, come le spugnole primaverili del genere Morchella, dipendono dall’alternanza tra freddo invernale e rialzo delle temperature primaverili per svilupparsi correttamente. La mancanza di uno shock termico adeguato potrebbe ridurre la loro presenza o modificarne il periodo di fruttificazione, rendendolo irregolare o estemporaneo. Al contrario, specie meno sensibili alle basse temperature, come alcuni funghi lignicoli, potrebbero beneficiare del clima mite e manifestarsi con una frequenza maggiore.

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Un altro aspetto da considerare riguarda la proliferazione di parassiti e agenti patogeni. Gli inverni freddi svolgono una funzione di contenimento naturale su insetti, acari e muffe che attaccano i funghi nelle fasi iniziali della crescita. Quest’anno, l’assenza di temperature rigide potrebbe aver favorito la sopravvivenza di questi organismi, aumentando il rischio di infestazioni e alterazioni strutturali nei funghi. È quindi possibile che già nei primi mesi primaverili si osservino esemplari con segni di attacco larvale o colonizzazione da parte di muffe, con un impatto su qualità e quantità del raccolto.

Quali prospettive per la primavera 2025?

L’andamento della stagione fungina nei prossimi mesi sarà fortemente influenzato dall’evoluzione delle condizioni meteo primaverili, che rappresentano il principale fattore regolatore della crescita fungina. L'inverno mite ha già creato un contesto fuori dalla norma, alterando la naturale pausa vegetativa di molte specie e anticipando alcune fruttificazioni. Tuttavia, il vero punto di svolta sarà determinato dal bilanciamento tra temperature e precipitazioni nei prossimi mesi. Se la primavera sarà caratterizzata da piogge ben distribuite e da temperature che si mantengano su valori moderati, senza eccessi di caldo, si potrebbero avere fruttificazioni abbondanti e prolungate. Il terreno, mantenendo una buona riserva idrica, favorirebbe la crescita delle specie primaverili e la transizione regolare verso quelle tipicamente estive. In questo scenario, si potrebbe assistere a una stagione fungina equilibrata, con buone produzioni anche nelle zone collinari e montane, a condizione che l’umidità del suolo resti sufficiente a sostenere la fruttificazione. Diversamente, se il caldo dovesse intensificarsi rapidamente già da aprile o maggio, si potrebbe verificare una brusca interruzione della fruttificazione, con un conseguente calo della produzione nei mesi successivi. In presenza di temperature elevate e scarse precipitazioni, il suolo perderebbe rapidamente umidità, inibendo la crescita di nuovi corpi fruttiferi e limitando il periodo favorevole alla raccolta. Questo scenario potrebbe portare a una stagione molto breve nelle zone più esposte alla siccità e a un generale rallentamento della produzione fungina già prima dell’inizio dell’estate, con solo le zone più fresche della media ed alta montagna favorite nella produttività fungina sino all'inizio del mese di Luglio.

Boletus pinophilus, porcino rosso, brisa mora.
Boletus pinophilus, in genere il primo fra i funghi porcini a mostrarsi durante la primavera.

Un ulteriore fattore da considerare è l’eventuale arrivo di perturbazioni tardive e giornate fredde nei mesi di maggio e giugno, fattore che nel 2024 ha sparigliato le carte per quanto riguarda la raccolta negli areali montani. Se dopo un periodo asciutto dovessero verificarsi piogge consistenti, si potrebbe assistere a una ripresa delle fruttificazioni sul lungo termine, anche se in modo irregolare e con variazioni significative tra le diverse fasce altitudinali e climatiche. L’elemento chiave sarà quindi l’equilibrio tra temperatura e precipitazioni: se la stagione primaverile riuscirà a mantenere condizioni favorevoli senza eccessivi sbalzi climatici, questo inizio di 2025 potrebbe offrire un’ottima finestra di raccolta. Al contrario, un riscaldamento precoce e una carenza idrica potrebbero portare a una chiusura anticipata della stagione, fino al consueto breakout climatico estivo, il momento in cui il caldo intenso e la mancanza d’acqua interrompono la fruttificazione, lasciando spazio a una lunga fase di inattività fino alle prime piogge della tarda estate. Stando ai nostri dati previsionali, forniti dal sistema sul quale raccogliamo osservazioni e dati a scopo scientifico da diversi anni,, la primavera 2025 si presenta come una delle più incerte degli ultimi anni, con molte variabili in gioco che potrebbero determinare esiti molto diversi a seconda delle condizioni che si verificheranno, anche a livello localizzato. Le anomalie invernali hanno già posto le basi per una stagione fungina fuori dagli schemi, ma saranno le condizioni atmosferiche primaverili a determinare l’effettiva riuscita della stagione. L’evoluzione della stagione sarà quindi da monitorare con attenzione, considerando non solo le previsioni a livello nazionale, ma anche le specifiche condizioni microclimatiche delle diverse aree di crescita. Mai come quest’anno, l’osservazione diretta del bosco e l’analisi delle condizioni del suolo saranno fondamentali per comprendere dove e quando si verificheranno le migliori opportunità di fruttificazione.

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