Il porcino che inganna: l'amaro Tylopilus felleus

Tra le numerose specie presenti, il boleto del fiele (Tylopilus felleus) si distingue per il suo sapore estremamente amaro e per la forte somiglianza con alcune delle quattro specie di porcini commestibili presenti in Italia. Quando compare, può provocare delusioni a chi lo raccoglie e persino sgradite sorprese in cucina per chi lo confonde con i più pregiati boleti. Vediamo come riconoscerlo, dove trovarlo e perché può trarre facilmente in inganno.
Riconoscere il boleto del fiele
Tylopilus felleus presenta un cappello che varia dal marrone chiaro al marrone scuro, con diametro fino a 15 cm e una superficie liscia o leggermente vellutata. Lo stipite, talvolta robusto come quello dei porcini e altre volte più slanciato, è decorato da un reticolo brunastro, ben visibile e in rilievo, un tratto distintivo che lo differenzia dai porcini, i cui reticoli non appaiono mai così marcati e scuri. Tubuli e pori cambiano colore con l’età, passando dal bianco iniziale a una tonalità rosato-grigiastra. La carne, bianca e immutabile al taglio, è caratterizzata da un sapore amarognolo particolarmente intenso, che lo rende una specie inedule: se un solo esemplare viene cucinato insieme ai porcini, il gusto amaro può compromettere l’intera pietanza.
Alpino prima che appenninico
Il boleto del fiele cresce prevalentemente in ambienti boschivi montani e collinari, formando simbiosi con conifere e latifoglie, in particolare abete rosso e castagno. Predilige suoli acidi e si sviluppa soprattutto nelle foreste di abeti, pini e querce. È molto più diffuso nelle regioni alpine rispetto a quelle appenniniche. Fruttifica tra estate e autunno, generalmente quando il terreno si asciuga dopo piogge o temporali: non ama i periodi costantemente umidi o le temperature troppo basse, un comportamento comune a molti altri boleti.

Amara confusione
Come anticipato, Tylopilus felleus viene spesso confuso -talvolta anche da occhi esperti- con specie commestibili come Boletus edulis e Boletus aestivalis, a causa della forte somiglianza macroscopica, soprattutto quando gli esemplari sono giovani e con il cappello ancora chiuso. Tuttavia, esistono differenze chiave da osservare con attenzione: il reticolo sullo stipite del boleto del fiele è molto più evidente, scuro e marcato; inoltre, i tubuli e i pori mutano colore con l’età, passando dal bianco al rosato-grigiastro. Il sapore amarissimo della carne, infine, è inconfondibile e lo distingue nettamente dai porcini, caratterizzati da un gusto delicato e gradevole.
Meteo e Tylopilus felleus
La presenza del boleto del fiele segnala spesso un momento di transizione tra la comparsa dei porcini estivi (Boletus aestivalis) e la nascita del Boletus edulis, il porcino più apprezzato. Il periodo ideale di fruttificazione coincide con fasi di alta pressione prolungata, tipiche dei mesi di giugno e luglio. Il clima stabile favorisce la crescita del boleto del fiele, che in queste condizioni diventa più comune nei boschi alpini rispetto ai più ricercati porcini, inducendo in errore anche cercatori esperti.
Come non sbagliare?
Premesso che Tylopilus felleus non è una specie tossica, ma semplicemente inedule, è fondamentale ricordare che la raccolta dei funghi richiede sempre una conoscenza approfondita delle specie destinate al consumo. È consigliabile studiare attentamente le caratteristiche distintive, utilizzare guide specializzate e rivolgersi a micologi qualificati in caso di dubbi. Mai, in nessun caso, affidarsi unicamente ad applicazioni per smartphone o a pareri di gruppi sui social media privi di referenze scientifiche autorevoli.
