Funghi porcini: a Maggio, il primo assaggio

A maggio il primo assaggio!
Dalle isole ai crinali appenninici, passando per le colline del Centro e i boschetti della pianura: è il mese in cui i boschi, se il clima lo consente, regalano i primi esemplari di funghi porcini. Sporadici, preziosi, indizi di una stagione che prende forma tra piogge e speranze.
La primavera segna il risveglio dei boschi italiani dopo il lungo torpore invernale. Gli alberi germogliano, le gemme si schiudono e i prati si ricoprono di colori grazie alle prime fioriture. Bucaneve, primule e ellebori sono le specie nemorali che preannunciano, nei boschi, il ritorno della vita vegetale. Il sottobosco, ancora umido e assonnato , comincia a rianimarsi. In questo scenario compaiono i primi funghi di stagione: spugnole (Morchella sp.), prugnoli o spinaroli (Calocybe gambosa) e i cosiddetti dormienti (Hygrophorus marzuolus), specie eduli e apprezzate da chi conosce davvero il ritmo della natura. Eppure, sebbene siamo ancora in piena primavera e la biodiversità micologica sia già varia e interessante, molti cercatori, esperti e non, si concentrano su un obiettivo ben preciso: il primo porcino dell’anno. Quella che in apparenza è una ricerca anticipata, in realtà risponde a un impulso profondo, quasi rituale: scoprire la prima “primizia” della stagione. Si tratta di un gesto che va oltre il valore gastronomico, diventando un'esperienza, una passione condivisa e un'attesa che si trasforma in conquista. Così, tra la fine di aprile e il mese di maggio, complice un equilibrio sottile tra piogge ben distribuite e temperature miti, fanno la loro comparsa i primi -pochi- esemplari precoci di Boletus aestivalis e Boletus pinophilus. Questi funghi sanno leggere il bosco e interpretarne il risveglio, scegliendo castagneti collinari, crinali ben esposti, pinete aperte e querceti caldi come scenari ideali per il loro ritorno.

Il clima "da porcini" della Primavera
Negli ultimi anni, la primavera italiana si è distinta per la sua crescente instabilità: lunghi periodi di siccità e temperature insolitamente miti, spesso caratterizzati da anticicloni di origine subtropicale, si alternano a rapidi cambiamenti di scenario, con l’arrivo di masse d’aria fredda dall’Atlantico o dal Nord Europa. Anche la stagione 2025 si sta muovendo lungo questo tracciato ormai noto: fasi stabili e soleggiate si sono alternate a brevi ma incisivi passaggi perturbati, accompagnati da un marcato abbassamento delle temperature. Le più aggiornate elaborazioni di 3Bmeteo indicano la presenza di anomalie termiche positive persistenti, in particolare sul Nord Italia e lungo il versante adriatico, dove si registrano temperature mediamente superiori ai valori climatici attesi. A questa anomalia si affianca un'elevata probabilità di fenomeni atmosferici instabili, quali temporali pomeridiani, grandinate e ondate di caldo precoce. Un pattern che, negli ultimi due decenni, si è accompagnato anche a un aumento dei cosiddetti "colpi di coda" invernali: incursioni fredde fuori stagione che, tra aprile e maggio, possono causare gelate improvvise e abbassamenti termici fino a valori prossimi allo zero, anche nel cuore della primavera. Questo continuo alternarsi di fasi calde e fredde, piogge abbondanti e periodi di siccità, crea forti contrasti termici che impattano in modo diretto non solo sull’agricoltura -con fioriture anticipate a rischio- ma anche sulla vita del sottobosco. I funghi, in particolare, rispondono con estrema sensibilità a questi sbalzi: un equilibrio alterato può portare a una fruttificazione irregolare o assente, soprattutto nelle aree meno favorevoli.
In questo contesto, il comportamento del cuore della primavera del 2025 (maggio) sarà determinante. Se le piogge saranno ben distribuite e le temperature manterranno una media mite e stabile, sarà lecito attendersi una buona partenza per la stagione dei funghi propriamente d'inizio estate, con crescite diffuse e regolari anche dei primi porcini, come Boletus aestivalis. In caso contrario, ad esempio con un ritorno improvviso del caldo secco o con precipitazioni troppo sporadiche, si rischia una brusca interruzione della fruttificazione già nella seconda decade di maggio. Non si può infine escludere un’evoluzione a sorpresa: come accaduto nella primavera 2024, anche un periodo inizialmente sfavorevole può essere compensato, in parte, dall’arrivo di piogge significative più avanti nel mese. In quel caso, è possibile assistere a una nuova ondata di nascite, spesso irregolare e altimetricamente discontinua.
Primi porcini in Italia: quali e dove?
L’Italia presenta microclimi molto differenti tra Nord e Sud, coste e montagne, e anche questo si riflette sulla crescita dei primi porcini tardo.primaverili. Nel contesto alpino, il clima primaverile può ancora essere rigido e innevato. In genere le fruttificazioni tardano a maggio e diventano abbondanti solo in giugno, dopo lo scioglimento della neve. Tuttavia in alcune annate particolarmente miti o in vallette ben esposte al sole, anche a quote intorno ai 1.200–1.500 metri possono spuntare i primi B. pinophilus, anche se a tali quote i porcini primaverili restano una rarità: occorre attendere in genere giugno inoltrato per i primi Boletus, mentre specie nevofile minori (e.g. Hygrophorus marzuolus) possono sbucare già a fine aprile anche in zone di alta quota. Anche in alcune aree subalpine, soprattutto laddove il clima primaverile risulta mite e ben irrigato, possono verificarsi fruttificazioni precoci di porcini, spesso inattese. Nelle zone collinari e pedemontane poste ai margini delle Alpi, dalle marittime alle Giulie -in particolare tra i 500 e i 1.000 metri- i querco-carpineti, i boschi di castagno coltivati e le radure ben esposte possono offrire condizioni favorevoli alla nascita di Boletus aestivalis, specie tra la metà e la fine di maggio. La presenza di querce caducifoglie e un suolo sciolto ma ancora ricco d’umidità creano infatti un habitat ideale per questa specie verso il termine della stagione primaverile. In altri microareali subalpini -ad esempio nei dintorni dei grandi laghi prealpini o nelle zone ben soleggiate della bassa e media montagna, fino a 1.200-1.300 metri- può fare la sua comparsa anche Boletus pinophilus, in particolare in boschi misti di faggio, abete bianco, pino silvestre e pino nero. In queste condizioni, se il clima non è eccessivamente instabile e le piogge sono ben distribuite, si possono osservare anche esemplari di notevole sviluppo e qualità, in netto anticipo rispetto ai tradizionali tempi di fruttificazione della specie.
Appennino e porcini primaverili
La dorsale appenninica rappresenta il cuore pulsante della produzione primaverile di porcini in Italia. Tra i 400 e i 1.100 metri, le condizioni ambientali sono spesso ideali: faggete esposte, castagneti ariosi, inclusi quelli di origine coltivata, e pendici popolate da pino silvestre o pino laricio delineano un mosaico forestale che offre al micelio gli stimoli giusti già nelle prime settimane di maggio. In alcuni crinali ben esposti al sole, il Boletus pinophilus può fare la sua comparsa addirittura a fine aprile, approfittando del riscaldamento precoce degli strati fogliari nei versanti orientati a sud-est. Le zone della Sila, dell’Appennino tosco-emiliano, dell’Abruzzo interno e della Liguria appenninica si confermano, di anno in anno, tra le più regolari per la comparsa, seppur sporadica, di questa specie tra maggio e inizio giugno. Quasi in parallelo, Boletus aestivalis inizia a manifestarsi sui versanti collinari degli stessi ambienti, soprattutto in boschi aperti di castagno, cerrete ben drenate e forre più calde. Spesso le due specie coesistono nello stesso comprensorio, ma si distribuiscono secondo logiche microambientali: Boletus pinophilus predilige i versanti freschi e con esposizione a nord, nonché i suoli più umidi, mentre Boletus aestivalis si manifesta nelle porzioni già in asciugatura del bosco, spuntando talvolta al margine delle radure o lungo le piste forestali. Più raro, ma tutt’altro che assente, è anche il bronzino, Boletus aereus. In primavera può manifestarsi nei tratti collinari più caldi e riparati dell’Appennino, dove dominano cerro, roverella e, talvolta, nelle porzioni più aperte dei castagneti secolari. Si tratta di presenze isolate e localizzate, legate a microclimi favorevoli e a suoli ben drenati. Tuttavia, sarà proprio B. aereus — insieme a Boletus aestivalis — a diventare protagonista della stagione estiva, qualora tra giugno e luglio si verifichino piogge temporalesche regolari nelle fasce collinari e subcollinari, in grado di garantire l’umidità necessaria per sostenere fruttificazioni abbondanti.

Nel cuore della Penisola
Nelle aree collinari interne di Toscana, Lazio, Umbria e Campania — al di sotto dei principali rilievi appenninici — la primavera può offrire condizioni favorevoli già dalla metà di maggio per la comparsa dei primi porcini. Qui il clima tende a essere più stabile rispetto alle zone montane, le altitudini sono moderate e i boschi risultano spesso dominati da querce caducifoglie (come cerro, roverella, fragno), castagni e lecci. In questo contesto, Boletus aestivalis è solitamente il primo a manifestarsi: approfitta delle piogge di aprile e dei primi rialzi termici per fruttificare in ambienti ben esposti ma non aridi, su suoli sciolti, profondi e dotati di buona ritenzione idrica. È una specie che risponde con precisione all’equilibrio tra umidità residua e riscaldamento progressivo del suolo. Nelle stesse zone, sebbene in maniera più saltuaria, può affacciarsi anche il bronzino, Boletus aereus: i primi esemplari si osservano nei querceti misti con roverella e leccio, soprattutto laddove il suolo è ben drenato e l’esposizione favorevole. La sua presenza, tuttavia, rimane più sporadica in primavera, per poi intensificarsi con l’avanzare della stagione estiva, quando il calore diventa più costante.
E sulle Isole?
Sicilia e Sardegna, così come alcune isole minori dell’Arcipelago Toscano, presentano condizioni ambientali uniche che rendono possibile la nascita dei primi porcini già nel cuore della primavera. In diverse zone di queste regioni, l’inverno è breve e raramente rigido, mentre le piogge di aprile -se ben distribuite- possono innescare con anticipo l’attività dei miceli simbionti. Le latifoglie mediterranee, come sughere, lecci e roverelle, costituiscono la struttura portante di questi ecosistemi, accompagnate da una flora eliofila caratteristica della macchia mediterranea: i cisti in particolare, con la loro precoce ripresa vegetativa, contribuiscono a mantenere viva l’attività biologica del suolo già dai primi tepori. Tra le specie micologiche più strettamente legate a questi ambienti spicca Boletus aereus, il cosiddetto porcino nero o bronzino. È un fungo termofilo, esigente in fatto di luce e stabilità climatica, che trova nei boschi isolani -in particolare nelle sugherete costiere e collinari- il contesto ideale per fruttificare precocemente. Quando l’umidità del terreno si mantiene buona e le temperature si stabilizzano su valori miti, i primi esemplari possono comparire già tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio, anticipando spesso le nascite del continente. In contesti più elevati e freschi, soprattutto nei rilievi interni della Sardegna e della Sicilia, può fruttificare precocemente anche Boletus aestivalis, specie in presenza di castagni o faggi isolati, zone aperte o aree boschive soleggiate ma non troppo esposte al vento.

I boschi della Pianura
Nell’ampia Pianura Padana e lungo le basse terre adriatiche, la raccolta dei porcini rimane un evento piuttosto raro. I suoli agricoli intensivi, spesso compattati o impoveriti dalla lavorazione meccanica, non favoriscono lo sviluppo del micelio. Inoltre, l’assenza di copertura arborea continua e l’eccessiva esposizione al sole contribuiscono a rendere questi ambienti poco adatti alla crescita delle specie simbionti. Tuttavia, in annate particolarmente piovose e nel periodo che va dalla fine di aprile ai primi di maggio, possono verificarsi fruttificazioni sporadiche, soprattutto in contesti residuali come boschetti relitti, filari di grandi roveri, zone di confine tra coltivi e piccole macchie arboree, dove il terreno riesce a trattenere umidità per qualche giorno in più. In queste situazioni, il porcino più rapido a manifestarsi in genere è Boletus aestivalis: fruttifica rapidamente dopo le piogge e sfrutta il microclima temporaneamente umido dei bordi dei coltivi. Più raramente, in contesti caldi e protetti, può comparire anche il Boletus aereus, seppur in forma isolata.
In pianura, il suolo tende ad asciugarsi rapidamente e per questo le fruttificazioni sono brevi, concentrate e imprevedibili, spesso limitate a una finestra di pochi giorni subito dopo le piogge . Ma quando accadono, sono sempre motivo di sorpresa e meraviglia: la nascita di un porcino nel cuore della pianura, per chi sa osservare, è un evento definibile quasi "eccezionale".
E il Boletus edulis?
Tra le quattro specie di porcini presenti in Italia, Boletus edulis è senz’altro quella meno propensa a fruttificare in primavera. Per sua natura, predilige ambienti boschivi più maturi e stabili, legati a ecosistemi già pienamente attivi dal punto di vista fisiologico e fotosintetico. In annate particolarmente favorevoli, può tuttavia comparire in modo sporadico ai margini di abetine montane, faggete appenniniche o in foreste di pino silvestre a quote anche medio-alte, tra i 1.200 e i 1.300 metri. Si tratta comunque di eccezioni, spesso legate a microclimi particolarmente umidi e ben esposti. B. edulis, infatti, mostra una maggiore dipendenza dalla piena attività fotosintetica delle piante simbionti, che in primavera inoltrata non ha ancora raggiunto il suo apice. È per questo motivo che la sua fruttificazione si concentra per lo più nei mesi estivi e autunnali, quando il bosco esprime la sua massima vitalità biologica.
A titolo di curiosità, l’immagine sottostante documenta una raccolta di Boletus edulis effettuata in faggeta appenninica, a 950 metri di altitudine, il 7 maggio.

Incostanza primaverile
La nascita dei primi porcini di stagione è un evento fragile, selettivo, mai garantito. Richiede il giusto equilibrio tra umidità e temperatura, luce e copertura vegetale, esposizione e silenzio. Non c’è automatismo nella loro comparsa: ogni primavera racconta una storia diversa, fatta di microclimi, ritardi, sorprese. Eppure, per chi conosce il bosco e sa leggerne i segnali, maggio è il mese in cui tutto può cominciare. È il tempo della soglia, dell’attesa che si concretizza, del passo lento tra le foglie. Un solo porcino, comparso dove nessuno lo cercava, basta a ricordarci che il risveglio della natura è fatto anche di rari incontri: sta a noi essere presenti.
L’autore, Nicolò Oppicelli, è un noto micologo, giornalista e divulgatore scientifico. Collabora con 3BMeteo su progetti che indagano il legame tra i funghi, le dinamiche meteorologiche e gli effetti dei cambiamenti climatici.