La leggenda dei funghi porcini che si "chiamano" fra loro

Quando ero piccolo, nel bosco con mio nonno, sentivo sempre la stessa frase: "I funghi si chiamano tra loro". Me lo diceva con un sorriso sornione mentre camminavamo tra le felci, i tronchi muschiati e le foglie scricchiolanti dell’autunno. Aveva quella voce pacata, carica di esperienza, che non lasciava spazio ai dubbi. Io lo seguivo con gli occhi spalancati, cercando di capire come potessero farlo: parlavano? Si mandavano segnali invisibili? Ero affascinato da questa idea, dal pensiero che sotto i nostri piedi esistesse un mondo segreto, un linguaggio che solo la foresta conosceva. Tra tutte le storie che mi raccontava, una in particolare mi rimase impressa: se un fungo aveva un ricciolo sul gambo, allora lì vicino ce n’erano sicuramente altri. Era un segnale, un indizio lasciato dalla natura per chi sapeva osservare. Così, ogni volta che trovavo un porcino con quel particolare segno, il cuore mi batteva forte. Guardavo attorno con la speranza di scoprire un intero gruppo di compagni nascosti tra le foglie, chiamati a raccolta da quel piccolo segnale. Anni dopo, con più conoscenze ma la stessa meraviglia negli occhi, mi sono chiesto: questa leggenda ha un fondo di verità o è solo una di quelle dolci favole che si tramandano per rendere il bosco ancora più magico?
Segnale magico o semplice risposta ambientale?
La credenza che i funghi si chiamino tra loro e che un ricciolo sul gambo indichi la presenza di altri esemplari nelle vicinanze è diffusa tra molti cercatori, soprattutto tra quelli che hanno imparato la passione nel modo più bello: ascoltando i racconti degli anziani. Tuttavia, dal punto di vista scientifico, questa teoria non regge. L’arricciamento del gambo nei funghi porcini, in particolare in specie come Boletus edulis e Boletus aestivalis, è una reazione a fattori ambientali specifici. Non è un segnale che il fungo lancia per avvertire gli altri, né tantomeno un richiamo magico che invita i compagni a spuntare dal terreno. È piuttosto il risultato di stress climatici e ambientali che influenzano la crescita della carne fungina. Se l’umidità è eccessiva, il gambo può sviluppare un caratteristico ricciolo dal basso verso l’alto, come se il fungo cercasse di staccarsi dal terreno. Questo fenomeno potrebbe essere dovuto alla pressione idrica nei tessuti del fungo o all’azione di patogeni e lumache che lo intaccano alla base. Al contrario, in periodi di forte siccità, il fenomeno opposto avviene: lo stipite si contrae e si arriccia dall’alto verso il basso, probabilmente per limitare la perdita di umidità. Ma allora, perché così tanti cercatori giurano di aver trovato più funghi in zone dove uno aveva il gambo riccio? Qui entra in gioco un altro elemento: il micelio.
Il vero segreto: il micelio e la rete nascosta del bosco
Se esiste una qualche forma di "comunicazione" tra i funghi, non è certo dovuta al ricciolo sul gambo, ma al micelio sotterraneo. Questo intricato reticolo di filamenti, invisibile agli occhi ma onnipresente nel sottosuolo, è il vero organismo fungino. I corpi fruttiferi o sporofori che noi raccogliamo, quelli che chiamiamo funghi, sono solo la sua parte emergente, il suo modo di riprodursi e diffondere spore. Il micelio può essere esteso per metri, talvolta per chilometri, connettendo diversi esemplari in un'unica rete biologica. Quando un porcino cresce in una determinata area, è molto probabile che il micelio sottostante sia abbastanza sviluppato da produrre altri corpi fruttiferi nelle vicinanze. Questo spiega perché chi trova un porcino spesso ne trova altri a breve distanza: non perché il fungo li abbia chiamati, ma perché fanno parte dello stesso sistema sotterraneo.
Un video per scoprire come davvero questo racconto può combaciare con la realtà!
In un certo senso, quindi, i funghi si "chiamano" davvero, ma non nel modo in cui lo immaginavo da bambino. Non usano parole o segnali visibili, ma comunicano attraverso il micelio, scambiando nutrienti, acqua e informazioni chimiche con l’ambiente circostante e con le piante vicine. Questo straordinario sistema, ribattezzato da alcuni la "Wood Wide Web", costituirebbe un vero e proprio internet sotterraneo della foresta, dove gli alberi e i funghi interagiscono in una rete di connessioni biologiche. Questa forma di comunicazione avverrebbe attraverso la rete interconnessa di ife che compongono il micelio, consentendo il trasferimento di impulsi elettrici e molecole chimiche. Questo "linguaggio" sembrerebbe rispondere a specifici stimoli ambientali, come variazioni di umidità, disponibilità di nutrienti e presenza di altri organismi. In tal modo, i funghi possono coordinare la crescita, adattarsi alle condizioni circostanti e interagire con altre forme di vita, comprese le piante.
Nonostante i progressi nella comprensione di questi meccanismi, siamo solo all’inizio di un affascinante percorso scientifico. Alcune ricerche stanno esplorando la capacità dei funghi di distinguere e rispondere a specifiche frequenze elettriche, aprendo nuove prospettive nel campo dell’elettronica biologica. Questo potrebbe trasformare il micelio da semplice rete biologica a un sistema integrato, suggerendo l’esistenza di una forma di intelligenza collettiva sotterranea.
La bellezza delle leggende (e il fascino della scienza)
Quindi, partendo dalle leggende, e... Anche se il ricciolo sul gambo non è una prova certa della presenza di altri funghi, è bello credere alle favole del dialogo fra i vari esemplari presenti del bosco. Perché questi racconti sono parte del nostro legame con il bosco, del modo in cui la passione per la ricerca dei funghi viene trasmessa di generazione in generazione. Sono racconti che danno un'anima alla foresta, che rendono l’esperienza più magica e profonda. Forse, quando i nostri nonni dicevano che "i funghi si chiamano", non avevano a disposizione le ricerche scientifiche sul micelio e la comunicazione del wood wide web, ma avevano intuito qualcosa di vero. Sapevano che la foresta è un organismo vivente, che segue le sue regole e i suoi ritmi. Sapevano che nel bosco nulla è casuale e che ogni piccolo indizio – il ricciolo di un gambo, la disposizione delle foglie, il tipo di alberi circostanti – può raccontare una storia, per chi ha la pazienza di ascoltarla. Così, la prossima volta che troverò un porcino con il gambo arricciato, forse non mi aspetterò con certezza di trovarne altri accanto, ma sorriderò comunque, ricordando mio nonno e la magia delle sue parole. Perché in fondo, la ricerca dei funghi non è solo una questione di scienza, ma anche di emozione, ricordi e meraviglia.
