Il corno dell'abbondanza o "trombetta", Craterellus cornucopioides

Craterellus cornucopioides, conosciuto come trombetta da morto, è uno dei funghi più curiosi e affascinanti del sottobosco. Il nome popolare, che evoca immagini oscure, non rende giustizia alla sua vera natura: se la forma a imbuto giustifica l’idea di una “trombetta”, l’espressione “da morto” risulta fuorviante, adottata solo per il colore scuro e funereo del carpoforo. Molto più fedele alla realtà è l’appellativo corno dell’abbondanza, che ne sottolinea la generosità nel bosco e il valore gastronomico straordinario. Spesso difficile da individuare per la tonalità grigio-nera che lo mimetizza tra foglie e ombra, questo fungo premia lo sguardo attento dei cercatori esperti ed è considerato un vero tesoro per chi ama portare in tavola sapori autentici e intensi. In questo articolo, esploreremo in profondità le sue caratteristiche morfologiche, gli habitat privilegiati, i periodi di crescita e i migliori utilizzi in cucina, per comprendere perché il Craterellus cornucopioides sia, a dispetto del nome, un simbolo di ricchezza e abbondanza del bosco.

Nonostante l’aspetto apparentemente cupo e la tendenza a crescere nelle zone più ombrose del bosco – tra foglie marcescenti, ceppaie muschiose e pendii poco illuminati, Craterellus cornucopioides è un fungo capace di regalare enormi soddisfazioni a chi sa riconoscerlo. La sua colorazione grigio-nerastra lo mimetizza alla perfezione con il sottobosco, al punto che spesso lo si oltrepassa o addirittura lo si calpesta senza accorgersene. Eppure, quando l’occhio si abitua a cercarlo, questo fungo compare improvvisamente in grandi gruppi, formando vere e proprie distese: un’apparizione tanto discreta quanto generosa. Dal punto di vista micologico, è una delle specie più rassicuranti in assoluto: facile da riconoscere, priva di pericolosi sosia tossici e dotata di un sapore eccellente, che si intensifica ulteriormente con l’essiccazione. Non stupisce, dunque, che un tempo fosse noto con un nome ben più positivo dell’attuale: corno dell’abbondanza. Un appellativo che evoca prosperità, ricchezza e gratitudine verso ciò che il bosco offre, e che risulta assai più adeguato della denominazione funerea “trombetta (o trombetta da) morto”, impiegata oggi nel linguaggio popolare. In effetti, la forma del fungo – cava, allungata, svasata verso l’alto – ricorda molto più un corno che una tromba, e la sua natura prolificamente gregaria conferma l’idea di abbondanza. Non è raro trovarlo in centinaia di esemplari nello stesso tratto di bosco, soprattutto in suoli umidi e ricchi di sostanza organica, sotto latifoglie come faggio e quercia. Quando si “accende” la stagione giusta, sembra quasi emergere dal terreno come un dono nascosto, discreto ma innegabile. Anche il nome scientifico sottolinea questa duplice anima morfologica e simbolica. Craterellus deriva dal latino crater, “coppa” o “vaso”, e richiama la forma concava dello sporoforo. Cornucopioides affonda invece le radici nel termine greco cornucopia, il “corno dell’abbondanza” della mitologia classica, simbolo di prosperità e inesauribile generosità. La scienza, dunque, ha conservato nel nome ciò che il linguaggio popolare moderno ha in parte dimenticato: il valore positivo di questo fungo. La denominazione italiana “trombetta dei morti” è quasi certamente legata al colore scuro del carpoforo, che ricorda tonalità funeree. Questa visione “macabra” ha avuto successo in molti Paesi europei: in Francia è trompette de la mort, in Spagna trompeta de los muertos, in Germania Totentrompete. Fa eccezione l’inglese, che ha scelto un punto di vista più gastronomico e simbolico, chiamandolo horn of plenty, proprio “corno dell’abbondanza”. Questa doppia tradizione linguistica racconta molto del nostro rapporto con i funghi: c’è chi li guarda con diffidenza e superstizione, e chi ne riconosce la generosità e il valore culinario. Craterellus cornucopioides incarna perfettamente questo contrasto: funereo solo nell’aspetto, ma straordinariamente vivo, utile e ricercato per il palato. Un paradosso del bosco che, una volta scoperto, non si dimentica più.

Facile da identificare
Come detto, Craterellus cornucopioides è un fungo che non si distingue nettamente in gambo e cappello come la maggior parte delle specie che incontriamo nei boschi, ma appare piuttosto come un imbuto dalle pareti sottili, con un margine che spesso si ripiega verso il basso, conferendogli un aspetto ondulato e flessuoso. Cresce a gruppi di numerosi esemplari, che possono raggiungere dimensioni fino a 5 cm in larghezza e 8 cm in altezza, occasionalmente anche maggiori. La colorazione, che varia dal nero al grigio-cenere, grigio-chiaro, è uno dei suoi tratti distintivi, ma ciò che davvero colpisce è la sua delicatezza: la carne è sottile e membranosa, elastica quando il fungo è giovane o umido, ma fragilissima quando viene essiccata. In genere, gli esemplari più giovani e freschi hanno colorazioni più cariche di nero, con la superficie interna sempre più scura (e a volte, finemente tomentosa) rispetto alla parete esterna, che è la parte dove matureranno le spore, caratterizzando così il cromatismo più chiaro e distintivo di questa specie. Le tonalità grigio-nerastre possono variare in intensità in relazione al tasso di umidità e alle condizioni climatiche al momento della raccolta; con clima umido, i cromatismi saranno prevalentemente bruno-nerastri; con clima asciutto, potremo imbatterci in raccolte dalle sfumature più chiare. In particolari situazioni, possono infine osservarsi forme cromatiche dalle colorazioni ocraceo-giallastre.
Profumi e colori
Craterellus cornucopioides viene comunemente soprannominato "tartufo dei poveri" per due motivi principali: il suo sapore pregiato e la sua accessibilità. Questo fungo si distingue anche per il suo odore delicato e caratteristico. Quando fresco, emana un profumo gradevole e fruttato, che ricorda vagamente la prugna o altri frutti freschi. Questo aroma contribuisce a renderlo particolarmente apprezzato in cucina, soprattutto quando viene essiccato, poiché il processo di essiccazione ne intensifica l'odore e il sapore, rendendolo una vera prelibatezza gastronomica. A differenza dei tartufi, che sono più difficili da trovare e molto costosi, Craterellus cornucopioides cresce in abbondanza nei boschi e può essere raccolto con facilità. Questa combinazione di sapore raffinato e grande disponibilità ha portato cercatori e appassionati a ribattezzarlo "tartufo dei poveri", poiché permette di gustare un fungo di alta qualità senza il costo elevato tipico del tartufo vero e proprio. Tuttavia, è fondamentale fare attenzione all'eventuale presenza di un odore sgradevole, simile alla frutta marcia: questo è un segnale chiaro che il fungo potrebbe essere da lungo tempo presente nel bosco, potenzialmente in decomposizione e quindi non più commestibile.
Dove e quando
La stagione ideale per la raccolta del Craterellus cornucopioides va dalla fine del mese di settembre sino a dicembre inoltrato, con un picco tra la fine di ottobre e i primi di novembre, in concomitanza proprio il "giorno dei Morti". Negli ultimi anni, tuttavia, a causa dello scenario climatico in evoluzione, si sono registrate nascite precoci e abbondanti anche tra giugno e agosto. Se le condizioni climatiche rimangono miti e non arriva il gelo, le trombette possono continuare a crescere fino a gennaio, specialmente nei boschi di querce più prossime agli ambienti costieri. In ambienti montani, le faggete offrono i migliori esemplari fino a quando le temperature notturne non scendono sotto lo zero, mentre più in basso, nelle aree di castagneti, si possono trovare fino all'inizio dell'inverno, fin quando le foglie cadute non le ricoprono completamente. Non amano particolarmente i boschi di conifere, ma sia sotto abete bianco, sia sotto peccio, si lasciano trovare anche in discrete quantità a cavallo fra la stagione estiva e quella autunnale. Prediligono svilupparsi in boschi umidi e ombrosi, preferendo terreni molli, ricchi di foglie cadute e ristagni d'acqua. Spesso si nascondono in luoghi fangosi e poco illuminati, rendendo la loro raccolta una sfida: il colore scuro li mimetizza perfettamente nel sottobosco, e può capitare di calpestarli senza accorgersene.

Per individuarli, conviene cercare lungo i sentieri ombreggiati o in quei punti del bosco dove l'umidità tende a ristagnare, come le conchette e gli avvallamenti naturali, ma anche lungo i pendii boschivi. Quando si raccolgono, è importante fare attenzione a controllare ogni fungo prima di metterlo nel cestino, per evitare di raccogliere esemplari avariati o annacquati, perché la loro forma ad imbuto, favorisce la "raccolta" della pioggia in caso di forti precipitazioni! Esemplari di Craterellus cornucopioides danneggiati, esposti a gelate o disseccati, possono riprendere parzialmente il loro aspetto con il sole o la pioggia, ma in genere si deteriorano, risultando non più commestibili. Questi funghi si riconoscono perché possono avere un'odore ingrato, come di frutta in marcescenza, e per il colore più scuro e brillante dello stipite o del bordo superiore, oltre che per la consistenza più flaccida e marcato annacquamento alla base. Per questo fattore, è bene ripulire il nostro raccolto di trombette dei morti direttamente nel bosco per evitare di trasportare terra nel cesto, e fare attenzione a non mescolarli con funghi più robusti come i porcini, per evitare di romperli.
Mimetismo boschivo
Il nostro corno dell'abbondanza si mimetizza perfettamente con l'ambiente circostante, rendendo la sua raccolta una vera sfida. Spesso si nasconde tra le foglie cadute, rendendo difficile individuarlo; tuttavia, una volta scoperta la prima colonia, si può essere sicuri di trovarne molte altre nelle vicinanze. Cresce in abbondanza nei luoghi più umidi e ombrosi del bosco, spesso lungo i sentieri o nelle depressioni dove l'acqua ristagna. Il rischio di calpestare queste delicate trombette è sempre alto, perciò è bene procedere con cautela una volta individuati i primi esemplari. Non presenta problematiche di confondibilità con specie tossiche: il fungo più simile al Craterellus cornucopioides è il Craterellus cinereus, dall'odore caratteristico di ciliegie mature o prugna selvatica, che si distingue per la presenza di evidenti "pliche lamellari" sulla superficie esterna, simili a quelle del più noto finferlo o galletto, Cantharellus cibarius.


Un'altra specie simile è il Craterellus undulatus (o Pseudocraterellus undulatus), che si distingue per il colore più chiaro, tendente al grigio-bruno, e per le sue dimensioni più ridotte. A differenza della trombetta dei morti, presenta un gambo e un cappello più facilmente differenziabili, e una superficie imeniale talvolta liscia o con pliche mediamente distinguibili; risulta però meno interessante dal punto di vista culinario, a causa della sua consistenza piuttosto esile; di fatto, solo raramente il suo cappello raggiunge i 3-4 cm di diametro!
E in cucina?
In cucina, il Craterellus cornucopioides è molto apprezzato per il suo sapore delicato e aromatico. Può essere utilizzato fresco, essiccato o conservato, ed è ottimo per arricchire sughi, risotti o piatti a base di carne. È importante raccoglierlo con attenzione, tagliando la base del fungo direttamente nel bosco per evitare di portare a casa troppa terra e ridurre al minimo il lavoro di pulizia una volta arrivati a casa. Quando raccogliamo queste trombette fragili e sottili, è bene non mescolarle con funghi più robusti nel cestino: meglio riservare loro uno spazio protetto, magari avvolgendole in felci o foglie per evitare che si rompano durante il trasporto. Anche se il loro aspetto può sembrare modesto, in cucina sanno regalare piatti ricchi di gusto, confermando che l'apparenza non sempre riflette il vero valore di ciò che la natura ci offre.