Il porcino nero o bronzino, Boletus aereus
Bronzino o “porcino nero”: così viene chiamato da tutti il Boletus aereus, un bellissimo fungo porcino che cresce in simbiosi esclusivamente con le latifoglie, ed è la specie più amante dei climi mediamente caldi fra i porcini presenti in Italia. Il suo ambiente d’elezione sono i boschi di querce, con preferenza per cerri, roverelle lecci e querce da sughero, ma anche roveri e farnie. Tuttavia, questo fungo vive in simbiosi anche con il castagno, il carpino nero e con gli arbusti di cisti, un vero e proprio alleato di molte latifoglie. Raro, quasi introvabile in faggeta e in boschi puri di conifere, Boletus aereus è uno di quei funghi che vengono definiti “termofili”, ovvero che amano i climi temperati, e per questo motivo lo si può rinvenire raramente nei boschi alpini, a eccezione di qualche castagneto o bosco misto di roverella e carpino situati in microclimi particolari. La possibilità di trovarlo aumenta progressivamente scendendo verso Sud, dove in certe annate con autunni dal clima mite, tappezza letteralmente i boschi di querce, sia sempreverdi, sia caducifoglie. Questo accade con più frequenza sul litorale tirrenico, in Toscana, Umbria, Calabria, Sicilia e Sardegna. Si tratta quindi di un fungo piuttosto riservato che, di solito, si mimetizza senza farsi notare nel chiaroscuro del bosco, magari proprio in quell’angolino tra il ginepro e una roverella. Spesso, per rendere ancor più difficile il compito di scovarlo, lascia intravedere solo una piccola parte del cappello, tenendo il resto ben nascosto sotto le foglie. Forse è proprio perché ama così tanto “giocare a nascondino” che è uno dei funghi più ricercati dagli appassionati.
Come è fatto
Il suo nome scientifico deriva dal latino “aes”, che significa letteralmente bronzo scuro; ed è riferito al colore del suo cappello. Questo può misurare fino a 20 centimetri, e oltre, di diametro! Si presenta emisferico e dalla superficie opaca quando il fungo è giovane; con il tempo diventa sempre più appianato e liscio (glabro). Nella forma tipica ha toni molto cupi, dal marrone scuro fino al nerognolo. Lo sfregamento contro ostacoli naturali come radici ed erba durante la crescita fa sì che si formino spesso chiazze bronzee o perfino di colore aranciato, un suo vero e proprio marchio di fabbrica! La superficie imeniale di questa specie resta bianca più a lungo rispetto agli altri porcini, per molto più tempo di quanto non accada, per esempio, al Boletus aestivalis. I pori, bianchi, sono arrotondati e molto fini; il gambo è inizialmente globoso e mai tanto lungo; presto diventa piuttosto scuro e assume tonalità ocracee più o meno cariche. Normalmente il reticolo è poco esteso e non sempre visibilissimo, più chiaro o concolore rispetto al gambo. La carne, solitamente spessa, è bianca come la neve e immutabile, cioè non cambia colore al tocco o al taglio. Da fresco, il fungo ha aromi accentuati ma poco persistenti; il profumo che emana è molto più pronunciato dopo essere stato cotto/sottoposto a calore o essiccato.
Clima da "neri"
Il “bronzino”, come detto, è un fungo che non ha bisogno di tanta umidità. Basta una serie di temporali per farlo improvvisamente spuntare, come d’incanto, in luoghi dove fino a pochissimo tempo prima non si intravedeva nemmeno l’ombra di un fungo lignicolo. Prospera in un intervallo di temperature medio compreso tra 15 e 24 gradi; in genere, in seguito a precipitazioni con accumuli, sia intorno ai 30-40 mm complessivi (limite minore), ma anche significativi, seguiti da clima umido e non eccessivamente caldo, anche se precipitazioni troppo abbondanti durante la fase di crescita possono accelerarne rapidamente lo sviluppo. Rispetto a Boletus pinophilus e Boletus edulis, non ama il freddo eccessivo. In autunno, anche quando inizia a crescere verso la metà di ottobre, può resistere fino alla fine di novembre, a patto che le temperature non scendano al di sotto dello zero e non siano mediamente inferiori ai 9-10°. In estate, temporali improvvisi possono favorirne una fugace e rapida comparsa anche nelle zone insulari, marittime o collinari; in questi areali, tuttavia, la sua crescita dipende molto dalle temperature massime diurne: se queste superano i 29-30 gradi, la sua crescita diventa difficile.
Ama il tepore
In pianura possiamo trovarlo già a maggio; lungo le sponde sabbiose dei canali fiancheggiati da secolari querce, cresce precocemente il porcino “estivo”, Boletus aestivalis e, sulla scia delle nascite di quest’ultimo, in periodi caldi, si può trovare anche il Boletus aereus; analoghe considerazioni valgono per tutte le foreste costiere di sughere e lecci aperte, sui litorali e sulle isole. La stagione d’oro del Boletus aereus, però, va da settembre a tutto novembre: in questo periodo si verificano le più abbondanti nascite di questa specie nei boschi xerofili di latifoglie, ovvero in ambienti caldi che non soffrono lunghi periodi di siccità. Alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno conviene concentrarsi sui querceti del medio Appennino: in queste zone i boschi tipici dove fruttifica sono di querce, generalmente di cerri, roverelle e carpino nero, ma anche quelli di castagno. In queste foreste conviene rivolgersi verso i punti più aperti, dove gli alberi sono meno fitti o, addirittura, all’esterno del bosco stesso, sia pure nelle immediate vicinanze. Spesso l’interno del bosco è occupato dai castagni mentre sul limitare allignano roverelle e carpini, magari in compagnia di ginepro ed erica. I luoghi preferiti dal Boletus aereus sono proprio là, dove il bosco si presenta meno fitto, meno umido e meno buio, cioè dove il terreno è più friabile, ed il sole, tanto amato dal boleto “bronzeo”. In microclimi particolarmente miti, dove c’è presenza di macchia mediterranea, nel Sud e sulle isole ma pure lungo tutta la costa tirrenica, dalla Liguria di Levante alla Maremma, all’Umbria, le fruttificazioni di Boletus aereus proseguono fino a novembre inoltrato, con piacevolissime eccezioni, magari in boschi di leccio e sughera, addirittura in pieno periodo natalizio. Questo sprona gli appassionati “settentrionali” della ricerca, a programmare addirittura qualche weekend in Sardegna, in Sicilia, all’Isola d’Elba, in Puglia o in Corsica… Proprio in autunno inoltrato, alla ricerca di qualche maestoso “nero”. Ma i cercatori del Nord della Penisola devono per forza andare così lontano per raccogliere il Boletus aereus? Benché questo porcino sia decisamente un fungo mediterraneo, ci sono “enclavi” al nord che lo ospitano in abbondanza e non solo nella mite Riviera Ligure. Per esempio, i residui di foreste di quercia in Val Padana, i boschi caldi esposti a meridione sulle colline moreniche a sud dei grandi laghi, le valli del Parmese, del Piacentino, Sassello ed il basso Alessandrino, le valli Cebane nel Cuneese, alcune zone del Torinese e basso Vercellese, la Val Taro, i Colli Berici, i Colli Euganei e persino qualche sito a microclima mite del Trentino Alto Adige.