I temporali estivi e i funghi: amici o nemici?

I temporali estivi e i funghi: amici o nemici?

La relazione tra temporali estivi e crescita fungina è più complessa di quanto si possa immaginare. Se da un lato queste piogge improvvise rigenerano il bosco dopo periodi siccitosi, dall’altro possono compromettere in poche ore interi cicli di fruttificazione. Comprendere come si formano, quando si manifestano e quali effetti producono è fondamentale per il raccoglitore consapevole.

Che cosa sono i temporali "estivi"?

A differenza dei temporali tipici dell’autunno e dell’inverno, legati al passaggio dei fronti freddi atlantici, i temporali estivi si formano per effetto diretto del forte riscaldamento del suolo e dell’instabilità atmosferica nei bassi strati. Durante le ore centrali della giornata, tutte le superfici si scaldano sotto l’azione del sole, ma quelle più esposte o di colore scuro – come rocce, sabbia e asfalto – accumulano calore molto più rapidamente rispetto ai prati, ai terreni umidi o ai boschi. L’aria immediatamente sovrastante diventa più calda e meno densa, inizia a salire e genera potenti correnti ascensionali, chiamate termiche. Se queste masse d’aria incontrano un ambiente particolarmente umido e una rapida diminuzione della temperatura con la quota -condizione di forte instabilità- si innesca un processo di convezione che dà origine ai cumulonembi, enormi nubi torreggianti che possono superare i 10.000 metri di altezza.

Un cumulonembo maturo con sommità a incudine.
Un cumulonembo maturo con sommità a incudine. Si forma quando potenti correnti ascensionali spingono l’aria umida fino al limite della troposfera, costringendola a espandersi orizzontalmente. Questo tipo di nube è il preludio a temporali intensi, grandinate e raffiche di vento che possono trasformare in poche ore il microclima del bosco.

La loro sommità assume la tipica forma a incudine, mentre la base si presenta scura o quasi nera, talvolta con sfumature verdastre o giallastre, segno della grande quantità di acqua in sospensione. Un temporale estivo si sviluppa spesso in modo rapido e localizzato: in poche ore il cielo sereno può trasformarsi in un ambiente ostile, con piogge violente concentrate su aree ristrette, raffiche di vento turbolento e grandinate improvvise. Questi fenomeni oggi risultano più frequenti e spesso più violenti a causa dell’energia aggiuntiva messa a disposizione dal calore accumulato. Anche aree collinari e versanti un tempo più riparati iniziano a sperimentare episodi di notevole forza. Al contrario, i temporali legati al passaggio di un fronte freddo hanno caratteristiche diverse. Sono preannunciati da nubi stratificate e venti occidentali e portano piogge più prolungate e diffuse, accompagnate da un graduale calo delle temperature. Dopo un fronte freddo, il bosco si ritrova immerso in un contesto di aria fresca e umidità persistente, condizioni ideali per lo sviluppo regolare del micelio e la comparsa di numerose specie fungine. Un temporale di calore, invece, rinfresca il suolo solo per poche ore: poi torna rapidamente l’afa. Questa alternanza repentina tra umido e caldo può avere effetti contrastanti sulla crescita dei funghi. 

Photo Susazoom
Temporale estivo in arrivo, visto dal rifugio Pralongià (Corvara in Badia, BZ; Susazoom).

Che cosa accade ai funghi?

Quando un temporale estivo cade su un terreno arido, rifornisce rapidamente la lettiera e gli strati superficiali di acqua. Questo stimolo idrico, sebbene talvolta di breve durata, è spesso sufficiente a riattivare l’attività del micelio, soprattutto se preceduto da alcuni giorni di caldo stabile che hanno favorito la maturazione dei tessuti fungini nel sottosuolo. Va ricordato che molti funghi simbionti, come i porcini e alcune amanite, possiedono una notevole resilienza ecologica: grazie alla loro rete micorrizica intrecciata alle radici degli alberi ospiti, riescono a mantenere un certo grado di idratazione e di scambio nutritivo anche durante periodi prolungati di siccità. In questi casi, non è necessario un lungo periodo di piogge abbondanti per innescare la fruttificazione: a volte basta un temporale relativamente breve, purché l’acqua penetri negli strati più superficiali e si conservi per qualche giorno in microambienti riparati. Questo è il motivo per cui in piena estate si osservano, con una certa regolarità, “crescite isolate” di funghi anche dopo precipitazioni modeste. È il caso dei porcini estivi, Boletus aestivalis, noti per la capacità di emergere precocemente grazie alla loro tolleranza al caldo, oppure di alcune specie come Xerocomellus chrysenteron, che spesso compaiono lungo i bordi umidi delle piste forestali o in piccole depressioni del terreno, laddove permane a lungo umidità residuale.

In linea di massima, in estate, le specie più note che rispondono più prontamente ai temporali di calore sono:

  • Boletus aestivalis (porcino estivo), che predilige le faggete e i boschi di latifoglie ben ombreggiati;
  • Boletus edulis, (porcino comune) se i temporali in montagna sono stati consequenziali e non ci sono stati forti episodi di vento:
  • Amanita caesarea, nelle zone collinari e meridionali, che spesso beneficia di temporali brevi alternati a giornate calde;
  • Imleria badia (boleto baio), specie edule, adattabile e capace di crescere anche in condizioni di suolo povero
  • Diverse specie dei generi Russula, Lactarius, Xerocomus; in particolare nelle aree appenniniche e nei castagneti.
Boletus aestivalis compare dopo i temporali estivi, soprattutto nei boschi di faggio degli Appennini, dove umidità residua e calore favoriscono la sua rapida fruttificazione.

La comparsa di questi funghi, tuttavia, è spesso selettiva e discontinua, perché non tutta l’acqua piovana si conserva allo stesso modo. Le aree che trattengono umidità più a lungo, come le conche ombrose, i margini di radure fresche o i boschi misti con copertura fogliare densa, costituiscono i punti più favorevoli. È proprio in questi microambienti che si creano condizioni stabili di temperatura e umidità capaci di sostenere la crescita dei frutti per i giorni necessari alla loro maturazione.Non è raro osservare un fenomeno curioso e istruttivo: una collina può ricevere un temporale violento, mentre un versante immediatamente vicino rimane completamente asciutto. A distanza di pochi giorni, soltanto le zone colpite dalla pioggia ospiteranno i primi esemplari maturi.

💡
Questo rende la localizzazione del fenomeno precipitativo un elemento cruciale per chi intende capire e seguire le fruttificazioni più localizzate; di fatto, anche un temporale breve o circoscritto può diventare il fattore decisivo che, nel giro di poco più di una settimana, restituisce vita al bosco e può regalare al cercatore la sorpresa di un raccolto tanto atteso.

I rischi: grandine, marciumi e vento

I temporali di calore, però, non portano sempre benefici. La loro violenza e rapidità possono compromettere la crescita fungina in vari modi, talvolta in maniera irreversibile. La precipitazione intensa, che si concentra in pochi minuti, spesso danneggia i giovani funghi destinati ad accrescersi nei giorni successivi. I tessuti dei funghi, costituiti da una grande percentuale di acqua, sono estremamente fragili: l’impatto delle gocce di pioggia e delle piccole scariche di grandine può lacerare la cuticola del cappello, rompere i tubuli imeniali e favorire infezioni secondarie. Le specie più esposte a questi danni sono i porcini estivi e le fragili entità del genere Russula.

Un giovane esemplare di Boletus edulis, porcino comune, dopo una grandinata.

Un altro rischio importante è il cosiddetto marciume fulmineo, un fenomeno in cui l’alternanza tra pioggia abbondante e ritorno di caldo afoso crea un microclima caldo-umido ideale per la proliferazione di batteri e funghi saprotrofi aggressivi. La superficie dei funghi in crescita, ancora umida, può diventa terreno fertile per muffe e processi di decomposizione rapida che, in poche ore, trasformano un fungo sano in una massa molle e imbrunita. Le precipitazioni violente possono anche compattare la lettiera, creando croste dure sulla superficie del suolo. Quando il sole torna a riscaldare il terreno, l’evaporazione rapida cementa lo strato superficiale. Questo ostacolo meccanico diventa una barriera per i giovani funghi, che faticano a emergere o si deformano nel tentativo di forzare la crosta. È una delle ragioni per cui, dopo temporali di breve durata e suoli poveri di humus, la fruttificazione risulta ridotta o irregolare. La grandine rappresenta un altro elemento ambivalente. Se da un lato contribuisce a bagnare in profondità il bosco, dall’altro i chicchi di ghiaccio possono sminuzzare la lettiera, ferire i funghi già in accrescimento e compromettere le porzioni più superficiali del micelio. Nelle aree collinari e montane soggette a grandinate improvvise, non è raro trovare funghi con il cappello spaccato e i margini lacerati. Al contrario, quando la grandine è moderata e di piccola dimensione, può favorire un’irrigazione rapida ed efficace, e favorire la comparsa improvvisa di buttate di funghi più sensibili alle escursioni termiche. Un altro elemento spesso sottovalutato è il vento discendente freddo, che accompagna la fase terminale del cumulonembo. Quando la corrente fredda scende al suolo, sostituisce bruscamente l’aria calda che alimentava la termica. Questo raffreddamento repentino, unito alla turbolenza, produce più effetti: secca la superficie della lettiera, interrompendo l’idratazione necessaria al micelio; disperde il calore accumulato nel suolo, rallentando i processi fisiologici alla base dell’accrescimento, e, inoltre, può ripetersi più volte se si sviluppano celle temporalesche in sequenza, creando un’alternanza di caldo, umido e freddo che stressa l’ecosistema fungino.

💡
Dopo un temporale violento, anche la maturazione dei funghi stessi può risultare disomogenea: alcuni funghi accelerano il ciclo, emergendo troppo in fretta e rimanendo piccoli e fragili; altri si arrestano del tutto. Questo spiega perché, a parità di pioggia, la qualità e la quantità dei funghi raccolti variano moltissimo da un’area all’altra e persino da un microambiente a quello contiguo.

Dove cercare funghi, dopo un temporale estivo?

Dopo un temporale estivo, la crescita fungina, in genere, non è mai uniforme, perché l’umidità si distribuisce in modo disomogeneo e si conserva solo in certi microambienti. Tra i luoghi più favorevoli figurano le faggete montane con suolo profondo e ricco di lettiera: ambienti come l’Altopiano di Asiago, la Val di Fiemme, il Monte Amiata o i boschi dell’Appennino Ligure ed Emiliano offrono condizioni ideali per la maturazione dei f, grazie alla capacità di trattenere l’acqua e di smorzare le oscillazioni termiche. Non meno importanti sono i boschi misti di castagno e cerro, presenti nei versanti pedemontani delle Alpi Liguri, nei rilievi interni dell’Irpinia o nelle alture dei Nebrodi siciliani: qui la chioma filtra la pioggia e protegge il suolo da un disseccamento troppo rapido, garantendo al micelio un periodo utile di idratazione anche dopo rovesci di breve durata. Un ruolo essenziale lo giocano i versanti medi e ombrosi, come quelli che caratterizzano la Val Brembana, le pendici dell’Appennino Tosco-Emiliano o i boschi più fitti della Sila, dove la temperatura non si innalza subito al termine dell’acquazzone, creando un microclima più stabile e favorevole allo sviluppo dei funghi. Infine, le zone di impluvio -piccole conche, canaloni e depressioni naturali in cui l’acqua tende a raccogliersi e defluire lentamente- si rivelano veri serbatoi di umidità. Ne sono un esempio le valli secondarie della Carnia, alcuni rilievi dell’Umbria o le aree più interne della Sila Greca, dove anche un temporale breve può lasciare un’impronta duratura. Di contro, ambienti più esposti come le radure aperte, le scarpate assolate e i crinali -basti pensare ai pascoli della Lessinia, ai costoni del Lagorai o alle dorsali aride dell’Appennino centrale- si asciugano molto in fretta e tendono a riscaldarsi subito, riducendo in poche ore l’effetto benefico delle precipitazioni temporalesche estive.

Il temporale “localizzato”: se osservato con attenzione, può favorire un’improvvisa crescita di funghi proprio sul versante interessato dalle precipitazioni, (magari osservato con fortuna!) lasciando le aree circostanti completamente asciutte e prive di crescite.

Sicurezza e cambiamenti climatici

Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha reso i temporali estivi più intensi e imprevedibili, con episodi violenti anche oltre i 1.500 metri di quota, grandinate di grandi dimensioni e fasi di caldo soffocante subito dopo i rovesci. Queste condizioni determinano una fruttificazione spesso discontinua, alternando periodi di abbondanza a lunghe pause di stasi. Per questo, conoscere a fondo il territorio e seguire attentamente l’evoluzione meteorologica sono diventati strumenti indispensabili per orientare la ricerca. Va ricordato, inoltre, che la raccolta dopo o durante un temporale comporta rischi concreti. La sommità a incudine dei cumulonembi, l’assenza improvvisa di vento al suolo, le nubi sviluppate in verticale e le raffiche fredde sono segnali che precedono di poco le precipitazioni. In questi casi, è sempre prudente evitare crinali, radure esposte e alberi isolati, e ripararsi in sicurezza, attendendo almeno mezz’ora dopo l’ultimo tuono prima di riprendere il cammino.

Read more