Funghi e SLA: il caso della falsa spugnola sotto la lente

Un nuovo studio condotto in Francia riporta l’attenzione su un tema delicato e poco trattato: il possibile legame tra consumo di funghi spontanei tossici e l’insorgenza di patologie neurodegenerative come la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Al centro dell’analisi non c’è un fungo qualsiasi, ma Gyromitra esculenta, nota come falsa spugnola. Una specie che, sebbene in alcune aree d’Europa sia ancora raccolta e consumata secondo usi tradizionali, è da tempo considerata una specie tossica.
Il caso di Montchavin, sulle Alpi francesi
Un recente studio scientifico ha acceso i riflettori su un piccolo centro alpino francese, dove l'epidemiologia ha sollevato interrogativi che toccano da vicino anche il mondo dei funghi selvatici. Lo studio, pubblicato sulla rivista Environment International, si è concentrato sul piccolo villaggio di Montchavin, nelle Alpi francesi, dove è stata osservata un’incidenza insolitamente elevata di casi di SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica rispetto alla media nazionale. I ricercatori hanno esaminato diversi possibili fattori ambientali, tra cui le caratteristiche geografiche, la qualità dell'acqua, l’aria e soprattutto le abitudini alimentari locali, notando un legame potenziale con il consumo regolare e tradizionale di alcuni funghi selvatici, fra cui proprio Gyromitra esculenta. Pur senza stabilire una relazione causale diretta, lo studio evidenzia una correlazione significativa che apre nuove piste di indagine.
Un fungo ingannevole?
Un tempo ritenuta commestibile in diverse regioni d’Europa, soprattutto nell’Est e nel Nord, Gyromitra esculenta porta un nome latino che trae in inganno: esculenta, cioè “buona da mangiare”. Tuttavia, la scienza ha chiarito da tempo la sua pericolosità. Contiene infatti gyromitrina, una tossina termolabile ma instabile, che nel nostro organismo si trasforma in monometilidrazina (MMH), una sostanza altamente velenosa. La MMH esercita un’azione epatotossica, danneggiando le cellule del fegato, e neurotossica, poiché interferisce con la vitamina B6 e inibisce la produzione del GABA, un neurotrasmettitore essenziale per l’equilibrio del sistema nervoso. I sintomi dell’intossicazione, noti come sindrome giromitriana, possono comparire anche dopo 6–12 ore dall’ingestione, e comprendono nausea, vomito, dolori addominali, cefalea, stato confusionale, convulsioni, epatite acuta e nei casi più gravi può portare anche al coma o alla morte. Non esiste una soglia di sicurezza definita: si è osservato infatti come la tossicità possa variare in base all’ambiente, alla preparazione, alla singola genetica del fungo e alla sensibilità dell’individuo. Per questo motivo, in Italia, è specie da considerare tossica ed è da scoraggiarne il consumo per i rischi sopracitati.

La BMAA: una tossina ambientale ancora poco conosciuta
Oltre alla gyromitrina, lo studio ha sollevato un ulteriore interrogativo: la possibile presenza nel fungo di β-metilamino-L-alanina (BMAA), una molecola prodotta dai cianobatteri, microrganismi che si sviluppano in ambienti umidi, caldi e ricchi di nutrienti. La BMAA è già stata al centro di ricerche in ambito neurologico: in alcune popolazioni dell’isola di Guam, ad esempio, l’assunzione prolungata di alimenti contaminati da BMAA è stata messa in relazione con forme atipiche di SLA e Alzheimer. Secondo lo studio francese, i funghi, in particolare quelli che crescono in ambienti umidi e soggetti a proliferazione di cianobatteri, potrebbero bio-accumulare BMAA nel loro tessuto. In questo modo, anche specie già tossiche di per sé, come Gyromitra esculenta, potrebbero agire come veicoli secondari di una neurotossina ambientale, contribuendo come co-fattore allo sviluppo di malattie degenerative. Sebbene si tratti di una ipotesi ancora da confermare, il dato suggerisce che la complessità ambientale debba essere considerata con maggiore attenzione anche nell’ambito micologico.
Un rischio non generalizzato, ma da non ignorare
È importante sottolinearlo con chiarezza: lo studio non afferma che i funghi spontanei causino la SLA, né lancia allarmi generalizzati. Tuttavia, invita a considerare con attenzione le interazioni tra ambiente, alimentazione e salute, soprattutto in contesti in cui l’ecosistema micologico può agire come recettore e vettore di sostanze tossiche. Gyromitra esculenta, in particolare, si conferma una specie intrinsecamente pericolosa, anche quando trattata termicamente. La sua variabilità tossica, legata a genetica, clima, terreno e modalità di consumo, rende impossibile stabilirne una soglia sicura. Questo non significa demonizzare il fungo in sé, ma ricordare che la natura non è sempre prevedibile, e che tradizione non è sinonimo di innocuità.

Come è fatta la falsa spugnola?
Veniamo ora alla descrizione sommaria di Gyromitra esculenta: si tratta di un fungo ben noto tra gli appassionati per il suo aspetto inconfondibile, simile a quello di un cervello, tanto da essere chiamato con nomi popolari come falsa spugnola, elmetto bavarese, cervello di terra o fungo a cervello. Fruttifica dalla fine del mese di febbraio sino a giugno inoltrato, specialmente nei boschi montani di conifere, su terreni sabbiosi o detritici, spesso lungo sentieri, margini forestali e radure ben esposte. Precoce: sovente la sua presenza è il segnale della stagione del risveglio vegetazionale! È presente in Italia soprattutto nelle regioni settentrionali, ma cresce in abbondanza anche nelle zone submontane del centro e sud della Penisola; in genere si presenta a gruppi, anche di numerosi esemplari. Questa specie è caratterizzata da un cappello (chiamato mitra) rotondeggiante ma irregolare, dall'aspetto cerebriforme: presenta lobi sinuosi, pieghe e gibbosità che si intersecano tra loro come se si trattasse di solchi corticali. Il colore varia dal bruno castano al fulvo rossiccio, con tonalità più scure, quasi nerastre, negli esemplari maturi; molto rare le forme completamente albine. La superficie fertile è posta sull'intera parte esterna della mitra; a maturazione, rilascia una sporata biancastra. Il gambo è corto e tozzo, spesso irregolare, con cavità interne che lo rendono fragile. È generalmente di colore biancastro, ma può mostrare riflessi ocra o rossicci in base alla luce o al grado di maturazione. Al taglio, la carne si presenta cerea, elastica, acquosa, di colore bianco-bruniccio; l’odore, seppur lieve, ricorda in certi casi la farina bagnata o ha sentori vagamente spermatici. L’aspetto può ricordare superficialmente quello delle note spugnole, le specie del genere Morchella, ma le vere spugnole presentano una mitra caratterizzata dalla presenza di alveoli ben evidenti e strutturati, e una struttura interna differente, ove si apprezza la distinzione fra stipite e mitra; più vicina è Verpa bohemica, che presenta però uno stipite ben differenziato, cavernoso-cavo e la mitra appena saldata all'apice dello stesso.

Funghi e clima: una riflessione più ampia
Questo studio ci ricorda che i funghi non sono organismi isolati, ma espressioni viventi dell’ambiente che li circonda. Crescendo in simbiosi con alberi, suoli, microfauna e microrganismi, rispondono in modo sensibile alle variazioni climatiche e ai cambiamenti ambientali. In un’epoca in cui le piogge diventano più intense ma irregolari, le temperature aumentano e gli ecosistemi si modificano, anche le caratteristiche biochimiche di alcune specie fungine potrebbero cambiare. Micologia, oggi, significa anche questo: leggere il bosco non solo come luogo di raccolta, ma come sistema complesso, in cui ogni elemento può influenzare l’altro; e studiare Gyromitra esculenta in relazione alla BMAA e alla SLA significa ampliare lo sguardo, e comprendere quanto ancora abbiamo da imparare sulle interazioni tra miceti, ambiente e salute umana.

Bibliografia essenziale
- Lefranc A. et al. (2025). Association of SLA and consumption of wild mushrooms in Montchavin, France. Environment International, 183: 108413.
- Michelot D., Toth B. (1991). Poisoning by Gyromitra esculenta – A review. Toxicon, 29(7): 825–844.
- Benjamin D.R. (1995). Mushrooms: Poisons and Panaceas – A Handbook for Naturalists, Mycologists and Physicians. New York: W.H. Freeman.
- World Health Organization (2019). Poisonous Mushrooms: Health Effects and Management of Mushroom Poisoning.
- Sitta N., Davoli P., Floriani M., Suriano E. (2021). Guida ragionata alla commestibilità dei funghi. Regione Piemonte.