Bollettino Funghi - 17.09.2024

Bollettino Funghi - 17.09.2024
Boletus aereus: ritrovamento in un bosco di sughere (Quercus suber) in ambiente costiero.
Benvenuti al nostro appuntamento con le osservazioni meteorologiche e micologiche, dove analizziamo il clima delle ultime settimane e le previsioni per il futuro. Questo progetto nasce con l'obiettivo di monitorare lo sviluppo fungino su tutto il territorio italiano, con un approccio scientifico che va oltre i soli funghi commestibili. La raccolta e l'analisi di dati meteorologici e ambientali ci aiutano a comprendere meglio le dinamiche della crescita e il legame con le condizioni climatiche locali, contribuendo alla conoscenza della diversità micologica della nostra Penisola.

Apriamo questo aggiornamento ricordando come, per andare a funghi, sia necessario essere consapevoli di affrontare ambienti talvolta impervi, che possono presentare problematiche. È fondamentale, dunque, leggere attentamente le regole per una ricerca sicura. Purtroppo, giungono notizie di molte vittime nel bosco negli ultimi giorni, e per questo motivo è importante essere sempre consapevoli di come e dove ci si muove nel bosco.

Dando uno sguardo generale, con l’avvicinarsi dell’autunno propriamente definito, le condizioni climatiche hanno deciso di scombinare parzialmente la stagionalità intercorsa, di per sé già non entusiasmante, relativa alla crescita e allo sviluppo di funghi nel territorio della nostra Penisola. Piogge ne sono arrivate, e stando alle condizioni attuali, anche i Funghi, seppur in maniera piuttosto localizzata, hanno iniziato a far bella mostra di sé, dal Nord al Sud della Penisola, dalle Alpi Retiche alle montagne della Sicilia. Protagonista sulle Alpi, in particolare nelle regioni più a nord-ovest, è stato il porcino comune o Boletus edulis, in boschi di abete rosso, abete bianco o faggio, non accompagnato però nelle sue fruttificazioni da una grande variabilità micologica, sintomo che comunque non rientriamo ancora nelle condizioni ottimali di produzione fungina variegata. Protagonisti invece nelle zone appenniniche, dalla Liguria centrale alle Marche, sino alle montagne di Basilicata e Calabria sono stati i porcini estivi, Boletus aestivalis, e, in alcuni areali subcollinari e sulle isole, i porcini neri o Boletus aereus, che si sono presentati anche (localmente) in buone quantità, dalle zone collinari degli Appennini, ad alcuni areali di Sicilia e Sardegna, come avevamo spiegato nel precedente bollettino; in queste ultime regioni sono accompagnati da una discreta variabilità micologica, in particolare da diverse specie di Boletaceae termofile, come l'edule Butyriboletus regius o il bellissimo, non commestibile, Rubroboletus rhodoxanthus. Allo stesso modo, nelle regioni centrali e meridionali dove i temporali di metà e fine agosto avevano rinvigorito il sottobosco, il porcino estivo (Boletus aestivalis) si è distinto come re dei ritrovamenti di questo periodo, con una situazione di crescita anche localmente abbondante, che si è mostrata però in calando negli ultimi giorni.

Rubroboletus rhodoxanthus. Foto di Nicolò Oppicelli
Rubroboletus rhodoxanthus, una specie non commestbile, ben presente nei boschi dell'Appennino, in particolare in presenza di faggi, dalla fine di Agosto sino a metà settembre.

Veniamo ai dati dolenti: dal 5 al 15 settembre 2024, l'Italia ha sperimentato una situazione meteorologica variegata, con piogge che hanno interessato principalmente il Nord e, in misura minore, il Centro e il Sud. Al nord, le piogge sono state frequenti soprattutto nelle zone alpine e prealpine. In particolare, tra il Trentino Alto Adige, le valli lombarde e il Piemonte, si sono registrati accumuli consistenti di pioggia, con alcuni nubifragi che hanno superato i 50 mm in diverse aree. Anche la Liguria ha visto piogge rilevanti nelle aree costiere e interne. A tali condizioni ha fatto però da contraltare un repentino abbassamento delle temperature minime e medie che, specie in quota, ha portato sia ai primi fenomeni nevosi (o di pioggia gelata) sopra i 1.700 metri di altitudine, sia a un raffrescamento del suolo che probabilmente stava preparandosi a buone condizioni di crescita fungina. In aggiunta a questo, la presenza costante di venti provenienti prevalentemente da nord-est, persistenti per diversi giorni, ha provocato una significativa riduzione dell'umidità del suolo, compromettendo così la crescita dei funghi nelle aree maggiormente esposte. Le forti raffiche hanno inoltre iniziato a influire negativamente sulla stagionalità delle piante in alta quota: in diverse foreste si è osservata la defogliazione anticipata, un chiaro segno dello stress causato dalla continua esposizione ai venti intensi.

Boletus edulis e pioggia ghiacciata, foto di Nicolò Oppicelli.
Fenomeni di grandine o pioggia congelata in quota hanno frenato la crescita dei Funghi.

Non tutto ovviamente è perduto, anzi: in generale le condizioni al suolo anche in quota, fra Alpi ed Appennini, sembrano discretamente interessanti a livello quasi uniforme sull’intero Nord Italia, ma è logico aspettarsi che le valli riparate, i versanti meno esposti al vento e i fondovalle possano anticipare una crescita fungina o ritrovarsi i “custodi” dei tesori del sottobosco se le previsioni per le prossime giornate non garantiranno un buon compromesso fra umidità e rialzo termico. Nel Centro della Penisola, le piogge sono state più frammentate, con temporali soprattutto sulle zone appenniniche e pre-appenniniche di Toscana, Umbria e Marche, ma anche nel Lazio centrale. In alcune di queste aree, le precipitazioni hanno raggiunto valori tra i 15 mm e i 30 mm, reidratando parzialmente i terreni che erano stati resi secchi dalla calura estiva. Il Sud Italia, invece, ha ricevuto quantità molto variabili di pioggia: Abruzzo, Calabria, Sicilia e Sardegna sono state colpite da temporali locali, ma, per la maggior parte, i terreni hanno continuato a soffrire la siccità, poiché le piogge non sono state sufficienti a ristabilire un'adeguata idratazione del suolo. Nelle zone interne montuose di queste regioni si sono verificate piogge moderate, con accumuli anche superiori ai 50 mm in alcune aree circoscritte, ma non abbastanza omogenee per fornire un dato accurato sulla ripresa vegetazionale, favorendo però il proseguimento delle crescite fungine, in particolare nelle zone montane di Abruzzo e Molise.

Calocera viscosa, specie tossica; presenza costante nelle peccete alpine ove si verificano buone condizioni per la crescita micologica più variegata.

Secondo le previsioni di 3BMeteo, la tendenza nei prossimi giorni vedrà un ritorno di condizioni instabili su gran parte dell'Italia, con ulteriori precipitazioni previste al Nord, specialmente nelle zone alpine e prealpine, e nuove perturbazioni che potrebbero interessare il Centro-Sud, in particolare le regioni tirreniche e le zone appenniniche. Queste piogge potrebbero favorire ulteriormente la rapida ripresa della crescita di funghi nelle zone già colpite e permettere invece la partenza delle nascite nelle zone ove ancora queste non si sono verificate. Nonostante il passaggio freddo e asciutto dei giorni scorsi e un mese di agosto non particolarmente ispirante per l’umidità nel sottobosco, quella che va ricreandosi per l’inizio della stagione autunnale sembra essere l’ideale per la crescita di varie specie fungine in molte aree del Nord e del Centro, mentre al Sud la situazione rimarrà leggermente più incerta a causa della disomogeneità delle precipitazioni.

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Ricordiamo come quando parliamo di Funghi, non facciamo riferimento specificatamente ai porcini; studiamo i dati di oltre 30 entità differenti ed esplichiamo queste considerazioni in linea molto generica a fini conoscitivi, ribadendo come i porcini hanno esigenze leggermente dissimili rispetto alla maggior parte dei funghi presenti sul nostro territorio: temono il ristagno idrico e non disdegnano le giornate soleggiate, a patto che il vento resti distante dal loro bosco.

Attualmente, per i prossimi 4-5 giorni (indicativamente sino al 21-22 settembre) le condizioni dovrebbero risultare meno favorevoli rispetto alla settimana trascorsa, ma nelle località meno esposte alle correnti ventose degli ultimi giorni, laddove si è verificato qualche fenomeno piovoso, le condizioni potrebbero sorprenderci positivamente. Anzi, in linea generale, la tendenza dei giorni a venire sembra mostrare dati interessanti e promettenti per la terza decade del mese, al Nord più sugli Appennini e sulle Prealpi che in quota, dove forse bisognerà auspicare il rialzo termico di qualche grado in più per vedere la natura sorprenderci; le regioni centrali forse rimarranno in parte in standby in queste giornate, in attesa di quelle precipitazioni (anche minime) che potrebbero invece trasformarlo nel grande protagonista fungino verso la fine del mese di Settembre. Al Sud il quadro resta invece più difforme: nelle zone montane e submontane proseguiranno le condizioni di crescite discrete ove per ora persistono fasce di presenza fungina, ma le precipitazioni dei prossimi giorni potranno rivelarci qualcosa di più sull’autunno che verrà.

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